La preghiera non è evasione dalla realtà, ma un modo per prendersi cura dei fratelli

Lettera pastorale per la Diocesi di Cuneo-Fossano

Lettera Pastorale Preghiera 2024 Copertina

L’invito di Papa Francesco, di dedicare alla preghiera l’anno 2024 che precede il Giubileo, è stato raccolto dalla Diocesi di Cuneo-Fossano nella lettera pastorale appena pubblicata, intitolata “Pregare è possibile” (disponibile, oltreché online, anche nelle parrocchie). 75 pagine di scorrevole lettura, scritte a più mani, come quella natalizia che l’ha preceduta.

Dopo l’introduzione del vescovo Piero Delbosco - che ne spiega le motivazioni alla luce delle più spontanee obiezioni popolari che questo tema solleva -, il corpo centrale è stato affidato a don Pino Isoardi, erede spirituale di don Gasparino e responsabile attuale della Città dei ragazzi di Cuneo, che, alla preghiera, dedica da anni ampio tempo delle sue giornate.

Pur non nascondendo che il suo scritto è solo “una panoramica veloce” dell’argomento (il cui “intento non è di approfondire, ma di lasciar percepire la bellezza, la solidità della preghiera cristiana, perché agisce nella nostra vita per renderla libera, conformandola a Gesù”), il sacerdote cuneese offre comunque spunti interessanti su cui riflettere. Intanto cerca di capire che cosa significhi pregare, soprattutto come possibilità “di incontro personale con il Signore”, di “dialogo con Lui in cui troviamo la nostra vera identità”, sostenuti dalla presenza trinitaria di Dio.

Con queste ed altre premesse don Isoardi entra poi nel cuore del tema: distingue tra l’importanza della preghiera personale e comunitaria, illustra alcuni elementi che la contraddistinguono (come il silenzio), non escludendo che la stessa induce i fedeli a “guarire da ogni forma di narcisismo”. Dunque non si prega, come molti potrebbero pensare, “per evadere, ma per essere responsabili, prendersi cura dei fratelli”, cioè degli altri.

Evidenziando questo ed altri pregiudizi, la lettera pastorale cita poi gli atteggiamenti di preghiera personale offerti dai salmi, come la supplica, la lode, la danza o il canto, per soffermarsi infine sull’importanza della Parola di Dio. “Che benedizione quei gruppi, quei centri di ascolto che vi si trovano intorno per condividerla”, ha aggiunto ancora, auspicando che diventi “uno dei nuovi sentieri per risvegliare la gioia della fede”, con dei suggerimenti pratici per accostarsi all’ascolto più profondo del suo messaggio.

Nelle pagine dedicate alla preghiera comunitaria (l’Eucarestia, l’adorazione eucaristica, la Liturgia delle ore e il Rosario), traspare l’intento di incoraggiare il lettore a vivere al meglio questi momenti comuni, per una “partecipazione attiva e consapevole”, riscoprendo la bellezza che c’è dietro ad ogni rito, soprattutto per quanto riguarda la messa domenicale. Con quella riscoperta di sapersi fermare e da cui “scaturisce ogni attività”, come già disse Papa Francesco (durante il viaggio in Mongolia l’estate scorsa) parlando dell’adorazione. Con quella riscoperta dei tempi che scandiscono spiritualmente le giornate, di cui la Liturgia delle ore è un esempio, “fissando appuntamenti di preghiera per alzare gli occhi e il cuore a Dio”.

Con la riscoperta di tutto ciò che è tradizionale, ma da rivivere con la partecipazione del cuore, la lettera si conclude con una riflessione di don Gianmichele Gazzola sui pensieri di San Francesco inerenti la nascita di Gesù, ancora utili alla preghiera. Dopo la lettera pastorale dello scorso Avvento sul tema del presepe (in relazione all’anniversario di quello di Greccio), l’intento è stato quello “di non relegare l’intuizione del santo di Assisi solo al tempo del Natale”. Perché il suo stile, sebbene radicale e sbalorditivo, ha seminato comunque un’esperienza “di libertà mossa dallo Spirito”, raccolta e celebrata lungo i secoli, da fare propria secondo le personali sensibilità di vita.