Maggio, mese di pellegrinaggi, il mese dedicato a Maria. Per tanti fedeli nel Fossanese è il mese in cui si guarda al Santuario di Cussanio, con affetto, riconoscenza, con speranza. Che la meta sia vicina o lontana, che si tratti di una passeggiata in campagna o di una camminata verso un santuario alpino o ancora di un viaggio di giorni e giorni lungo antichi sentieri che da secoli hanno visto il passaggio di fedeli, il pellegrinaggio è un’esperienza che ti arricchisce, facendoti puntare all’essenziale. Si lascia da parte il superfluo, si riempie lo zaino delle sole cose vitali ...e ci si ritrova alla fine più ricchi. Di vita. Perché il pellegrinaggio ti mette in movimento non solo dal punto di vista fisico. Ti mette a confronto con la fatica, con il cammino, con la ricerca di una meta (anche quando inizialmente non sembra così certa) e con la fiducia (se altri hanno fatto quel cammino, significa che ci si può fidare). Solitamente pensiamo al pellegrinaggio come ad un viaggio di sola andata. Si parte, si arriva al Santuario, ci si ferma in preghiera presentando tutto ciò che abbiamo portato con noi, gioie, fatiche, pesi, persone care... Ma il pellegrinaggio non finisce nel momento in cui si accende la candela. Il pellegrino è per sua natura persona che non si ferma. E allora c’è anche un viaggio di ritorno che non è semplicemente un rientro a casa, per riporre lo zaino e gli scarponcini. A ben vedere è un nuovo inizio, un nuovo viaggio di chi, avendo vissuto un’esperienza vitale, la vuole testimoniare agli altri, la vuole condividere. Come si fa con la Fede.