Morire di lavoro

Incidenti-mortali-sul-lavoro_134x100

I numeri sono impressionanti, anche se sono soltanto fredde cifre. Se ci abbiniamo anche dei nomi, si disegna un quadro terribile, fatto di dolore, rabbia, sofferenza. Sono i numeri degli incidenti sul lavoro che ancora una volta ci parlano di un Paese in cui si muore di lavoro. Anche una morte soltanto sarebbe inaccettabile ed ora, secondo i dati aggiornati a fine agosto, siamo a 966 lavoratori morti da inizio anno. Tra gli ultimi in ordine cronologico, quelli della tragedia sui binari di Brandizzo. Cinque operai, cinque volti, cinque storie, famiglie, relazioni, sogni. Cinque vite. La notizia che arriva dal Torinese ha ovviamente riempito le cronache di questi giorni. Giustamente. Meno clamore lo fanno i 4 morti sul lavoro che si registrano ogni giorno in Italia, una media di 27 a settimana, 118 in un mese. E non si tratta, lo diciamo dalle colonne di un giornale, di disquisire su quali morti facciano più notizia o meno. Il tema è un altro. È la cultura della sicurezza sul luogo di lavoro che evidentemente non è ancora centrale quanto dovrebbe (al di là delle eventuali responsabilità dei singoli casi e del fatto torinese nello specifico). Tante le variabili e gli elementi in gioco, dagli orari di lavoro alla corsa ad una produzione esasperata che difficilmente è amica della cura e dell’attenzione, fino ai controlli che forse dovrebbero essere di più e più puntuali. Il tutto in un clima incerto del mondo produttivo ed economico che non aiuta a concentrarsi su ciò che potrebbe evitare di “morire di lavoro”.