Niente doposcuola per gli alunni di Genola

Il gruppo di minoranza: “Togliamo alle famiglie fragili un’occasione di recupero”

Il nuovo anno scolastico riparte senza il servizio del doposcuola.

La scelta dell’Amministrazione Gastaldi non piace al gruppo di minoranza che sottolinea il valore di un servizio presente a Genola da dieci anni come risposta alle frange più deboli.

“Il doposcuola è arrivato al capolinea - dice l’assessore al Bilancio Stefano Biondi -. Non c’è interesse da parte delle famiglie, ad aderire sono sempre le stesse. Lo scorso anno c’erano 15 bambini di cui 13 con diverse problematiche. Tutti soggetti che arrivano da poche famiglie che faticano a pagare. Il servizio era nato come momento di svago e per svolgere i compiti, non siamo in grado di affrontare il recupero scolastico di persone con problematicità così gravi”.

Il Comune sta studiando con l’assistente sociale del Monviso solidale un servizio sperimentale per sostenere quelle famiglie che non hanno una rete famigliare che li sostenga nel pomeriggio e per dare un’alternativa alla solitudine dei ragazzi.

“Vorremmo sperimentare una sorta di Estate ragazzi invernale o oratorio civico - spiega Biondi -, uno spazio dove nascano relazioni ed esperienze collettive. Al termine della sperimentazione faremo un sondaggio tra le famiglie per raccogliere il grado di interesse”.

“Sono perplessa per questa scelta - interviene la capogruppo di minoranza Romina Testa -. Strano che il Comune valuti che non c’è interesse per il doposcuola, un servizio che c’è da dieci anni e lo scorso anno era frequentato da 15 bambini. Le famiglie se lo aspettano. So che sono famiglie fragili economicamente, che i ragazzi hanno problemi di integrazione e scolarizzazione. Motivo in più per mantenerlo perché compito del Comune è di occuparsi e farsi carico di queste realtà che vivono al margine della società. Sopprimendo il servizio le lasciamo indietro, sole”.

“Questa è demagogia - reagisce Biondi -. Il Comune insieme a Caritas, Scuola, Servizi sociali si fa carico di queste realtà, ma il doposcuola così non andava bene, era un ghetto chiuso per pochi.

Stiamo valutando un progetto inclusivo che sia un vero servizio collettivo”. “Forse dovevate pensarci prima - aggiunge Testa -, non arrivare a settembre e lasciare senza risposta queste famiglie”.