Il grido di Francesco

“Per favore, non si versi altro sangue innocente, né in Terra Santa, né in Ucraina o in qualsiasi altro luogo! Basta!”. Potrebbero sembrare parole scontate, dal sapore naif. E per qualcuno addirittura inutili di fronte a ciò che sta succedendo sullo scacchiere mondiale e a pochi chilometri da noi. Ma non è così. Queste parole di Papa Francesco pronunciate domenica all’Angelus riassumono il sentimento, l’unico possibile, di fronte all’ennesima strage, all’ennesimo sangue e in un clima di escalation dalle prospettive inimmaginabili. Accanto alle analisi politiche, geopolitiche e storiche che si accavallano rispetto ai vari teatri di guerra e che ne spiegano le radici a volte antichissime, e al di là delle meno edificanti e fuorvianti valutazioni dei commentatori improvvisati che a volte i media propinano con la stessa leggerezza dei commenti di una partita di calcio, forse ciò che serve ora è dare ascolto a quel grido di Papa Francesco. Fermarsi, piangere le morti di innocenti, pregare per la pace. La guerra non è mai una soluzione. Mai! E la pace non soltanto assenza di guerra. Le tregue che reggono su equilibri di potere non hanno mai solide basi e sono sempre potenzialmente situazioni esplosive. La pace è un lavoro continuo, fatto di attenzione, di disinnesco della violenza, di cura del bene. Di amore per la vita e non per la morte. Di speranza che il mondo possa cambiare, nonostante la tragica realtà che abbiamo sotto gli occhi. Se ci neghiamo questa speranza, tutto è perso.