Di fronte alla guerra, vedere e non passare oltre

Appello dell’Associazione don Bernardi e don Ghibaudo

Gaza Guerra Bambino
(foto AFP/SIR)

In una recente conversazione da remoto tra amici appartenenti alle comunità di Alba, Boves, Castello di Godego, Civitella Val di Chiana, Mauguio-Carnon (Francia), Marzabotto, S. Anna di Stazzema, Schondorf am Ammersee (Baviera) è emersa questa domanda: “Ma noi, difronte alle guerre in corso in Ucraina e a Gaza non facciamo niente?”.

È una domanda che ci fa ricordare un noto passaggio della parabola del buon samaritano dove a proposito sia del sacerdote che del levita si rimarca: “Vide e passò oltre”. Di fronte alle tragedie in corso il nostro rischio non è solo quello di assuefarci (passare oltre) ma anche quello di non vedere (o, forse, non voler più vedere).

Di qui è nato l’appello “Vedere senza passare oltre” dell’associazione don Bernardi e don Ghibaudo.

L’appello

«Tra le mille informazioni che ogni giorno ci giungono siamo costretti a operare delle selezioni. Le notizie di guerra, di tragedie, dopo le emozioni degli inizi, tendiamo a metterle da parte. Eppure sono storie vere, storie dure che segnano la nostra terra per generazioni.

Vederle è il primo passo: ci fa uscire dall’illusione che nulla succede, ci fa accorgere ed essere coscienti dei drammi di oggi.

Questo è il nostro primo appello: non oscuriamoci le notizie di queste guerre! Solo informandoci e conoscendole potremo prenderci a cuore i popoli che sono intrappolati in questa tragedia.

A questo scopo l’Associazione don Bernardi e don Ghibaudo cura una pagina web segnalando contributi utili ad essere aggiornati sulla situazione che questi popoli stanno soffrendo.

Il vedere ci porta al secondo passo: “non passare oltre”, ovvero non essere superficiali di fronte ai drammi in corso. Il vedere ci porta a fermarci, a riflettere, per i credenti a pregare. Se il samaritano non si fosse fermato, non avrebbe colto la gravità della situazione, non avrebbe agito.

Ecco il secondo appello: vedendo quello che succede, fermiamoci a riflettere e eleviamo al cielo una preghiera unita al grido di sofferenza che sale dai popoli in guerra. Questo fermarsi è tempo prezioso: tempo che ci dispone ad essere effettivamente operatori di pace. “Vedere senza passare oltre”: dedichiamo la centesima parte di ogni giornata (15 minuti circa) a questo scopo.

Pochi giorni fa era Pasqua: per gli Ebrei la festa che celebra un cammino per una libertà piena, per i Cristiani è la vittoria di Cristo sul male e sulla morte che porta in dono la pace. Quest’anno negli stessi giorni i Musulmani digiunano e pregano per il mese sacro del Ramadan, ricordando la rivelazione del Corano.

Che il nostro “vedere” senza “passare oltre”, insieme alle invocazioni di tanti credenti, sia un piccolo contributo per tutti i popoli in guerra a ritrovare la vera libertà e la vera pace».