Senza pace, tutti perdenti

“Oggi la pace è gravemente violata, ferita, calpestata: e questo in Europa, nel continente che nel secolo scorso ha vissuto le tragedie di due guerre mondiali. Siamo alla terza”. Sono parole di Papa Francesco nei giorni scorsi all’incontro internazionale promosso dalla Comunità di Sant’Egidio “Il grido della pace, Religioni e culture in dialogo”. Il suo è un messaggio accorato, senza sconti, senza spazio per fraintendimenti o interpretazioni di parte. La guerra non è la soluzione. Mai. E senza pace si è tutti perdenti. Dopo la fine della Seconda guerra mondiale non sono mancati gli scontri a tutte le latitudini e le guerre hanno continuato a seminare morte e distruzione, creare povertà da un lato e ricchezze imbrattate di sangue dall’altro. Dividendo, allontanando. Papa Francesco, rivolgendosi ai governanti, prende a prestito le parole di San Giovanni XXIII, il Papa buono, che sessant’anni fa diceva “facciano tutto quello che è in loro potere per salvare la pace”. Un grido tristemente attuale oggi quando torna lo spettro del disastro nucleare. “Il grido della pace - dice Francesco - viene spesso zittito, oltre che dalla retorica bellica, anche dall’indifferenza”. Ed è questo un male nel male. La sensazione che ci si possa disinteressare a ciò che sta succedendo, la tentazione ad una assuefazione del male. Il prossimo 5 novembre a Roma ci sarà una grande manifestazione per la pace, che unisce e unirà tante associazioni, movimenti, singoli cittadini. Sarà forse una goccia in un mare, ma è un segno importante. Un messaggio perché chi può, a tutti i livelli, si impegni per il dialogo e la mediazione. Per non cadere nella trappola dell’odio.