Museo, Archivio e Biblioteca (MAB), una testimonianza di fede e bellezza

8xmille, una firma che fa bene e permette di realizzare tante opere sul territorio

Mab
(foto Costanza Bono)

Un patrimonio immenso fatto di arte, storia, documenti, testimonianze, bellezza che raccontano la fede di un popolo e di una comunità. È questo, e molto altro ancora, il MAB, acronimo che significa Museo, Archivio e Biblioteca, un progetto che la Chiesa fossanese ha avviato qualche anno fa e che sta proseguendo per realizzare un polo culturale importante per la Chiesa locale e per tutto il territorio. Non soltanto la catalogazione e la conservazione di un patrimonio, ma la sua valorizzazione perché possa diventare strumento per comunicare la fede e la bellezza e testimoniarle alle generazioni future.

Un progetto ambizioso al quale lavorano diverse figure, professionisti, specialisti, volontari e appassionati, che è finanziato dai fondi dell’8 per mille in partnership con altre realtà del territorio. Un  progetto che è anche un luogo fisico, o meglio un complesso  imponente, nel pieno centro storico di Fossano, in quello che si potrebbe definire il quadrilatero del MAB e che comprende l’antico episcopio di Fossano con l’annesso palazzo del vecchio Seminario diocesano, poi sede della Curia. Oltre a diversi uffici diocesani e sedi di associazioni laicali, questo complesso che si trova in via Vescovado, a due passi dalla Cattedrale di Santa Maria e San Giovenale e dalla centralissima via Roma, ospita infatti la biblioteca storica della diocesi di Fossano, l’archivio storico e presto ospiterà il nuovo museo diocesano.

Nel corso dell’ultimo anno, i vari tasselli di questo mosaico sono stati illustrati anche attraverso una serie di mini video documentari, realizzati in collaborazione con il settimanale la Fedeltà, attraverso i quali si è andati alla scoperta dei “tesori nascosti”, quelli in parte sconosciuti, che ora e sempre di più saranno a disposizione dei fedeli, degli appassionati, degli studiosi e dei turisti.

Una scoperta anche per gli stessi fossanesi che potranno entrare in luoghi finora sconosciuti o conosciuti solo in parte e scoprire un patrimonio di bellezza davvero interessante e che merita di essere valorizzato. Si è partiti dall’episcopio, il palazzo vescovile, il cui piano nobile ospiterà le sale del nuovo allestimento del museo diocesano. Una serie di ambienti eleganti che raccontano la storia plurisecolare della Chiesa fossanese, con testimonianze ben più antiche della fondazione della diocesi del 1592. Qui sono già presenti molte opere, che nei mesi sono state archiviate e catalogate in vista dell’allestimento museale. Molte arrivano dal precedente museo che si trovava in altra parte del medesimo complesso, altre arriveranno, a breve non appena gli ambienti saranno sistemati per ospitarle.

Molte di queste opere arrivano dal “tesoro della cattedrale” un altro importante tassello di questo progetto, che è stato oggetto della seconda puntata. Non tutti infatti sanno che all’interno della basilica fossanese, oltre agli ambienti dedicati al culto che tutti conosciamo, ci sono diverse “stanze segrete” che nei secoli sono servite come magazzino. E qui, in un’ala messa in sicurezza con impianti antifurto troviamo altre opere d’arte che presto confluiranno nel museo. Impressionante la quantità di oggetti, paramenti sacri, ma anche tele, disegni e progetti, macchine e oggetti destinati alle processioni, corredi delle confraternite. Raccontano un passato importante e chiedono di dialogare con il presente, portare una testimonianza.

Abbiamo parlato delle Confraternite. E questo è un altro tassello importante. Oltre alle tre Confraternite principali, quella dei Battuti Rossi, legata all’Ospedale maggiore, quella dei Bianchi con la relativa chiesa (Gonfalone) e ai Neri, sono tanti i gruppi laicali, le congregazioni, compagnie. Dicono un passato in cui molti, moltissimi laici, erano impegnati nel servizio agli altri, ai più deboli. Quello che oggi definiremmo welfare.

Tra le Confraternite ci si è soffermati su quella dei Battuti Neri. Tra i loro compiti c’era quello di accompagnare i condannati a morte e dare degna sepoltura ai poveri e a chi non aveva nessuno che potesse provvedere al funerale. Un’attività che va collocata in un’epoca ormai lontana dalla nostra, ma che ancora oggi ci può dire tanto. Ad esempio il rapporto con la morte, che la società moderna quasi allontana, nega, e che un tempo invece “faceva parte della vita”.

Il viaggio all’interno del MAB e dei tesori della Chiesa fossanese tocca poi due tasselli essenziali di questo progetto, l’archivio storico e al biblioteca. Il nuovo e moderno allestimento al piano terra del palazzo del vecchio Seminario di via Vescovado ci permette non soltanto di conservare nel migliore dei modi migliaia di volumi storici, e preziosi documenti, ma anche di renderli fruibili, fare in modo che tornino a parlare alle persone del nostro tempo. Un sistema di scaffalature mobili che scorrono su rotaie ha permesso di sistemare migliaia di volumi alcuni molto antichi. Provengono dalla biblioteca del Seminario, da lasciti importanti, un patrimonio che nei secoli si è arricchito notevolmente e che comprende non solo testi sacri e legati alla Chiesa, ma saggi e ricerche che fanno parte del sapere dell’uomo. Accanto a questo il grande patrimonio contenuto nell’archivio storico che non riguarda soltanto quello delle parrocchie cittadine ma anche delle frazioni e dei comuni che hanno fatto parte della diocesi di Fossano. Un esempio: tutti gli atti di battesimo e di morte, di secoli di storia (ben più antichi di quelli contenuti negli archivi comunali).

Nel viaggio all’interno del MAB tante sono ancora le cose da scoprire e valorizzare. Nell’ultimo dei sei documentari (ma si sta già pensando di proseguire con altre puntate e altri contenuti) si è parlato ad esempio di un piccolo grande “tesoro” che arriva dal vicino Santuario di Cussanio, il Santuario della Madre della Divina Provvidenza ora patrona della nuova diocesi unica di Cuneo-Fossano. Riguarda una categoria particolare di ex voto. Non si tratta infatti dei classici quadri o delle tavolette portate al santuario per testimoniare una grazia ricevuta, ma di foto - alcune centinaia - di militari. Sono giovani che hanno partecipato alla prima e alla seconda guerra mondiale, e ad altre campagne militari.

In molti casi le foto riportano sul retro una preghiera, una richiesta di protezione, o un grazie per essere tornati vivi dopo la guerra. In altri casi c’è soltanto il nome e cognome e la provenienza. In altri casi ancora si tratta di foto anonime. Molti di loro purtroppo non hanno fatto ritorno, in alcuni casi le foto sono state portate dai famigliari. Sono testimonianze di fede, volti e sguardi e ancora oggi ci interpellano. Anche queste testimonianze andranno a fare parte del MAB che vuole essere una realtà viva, una risorsa importante per tutto il territorio. E anche per il MAB come per tante altre attività e progetti della Chiesa locale i contributi che arrivano dai fondi dell’8 per mille alla Chiesa Cattolica sono importanti. Indispensabili.