Lo sport come filosofia di vita: il giornalista Paolo Viberti dialoga con gli studenti del Vallauri

Esperienze in giallo paolo viberti

È stato magnifico vedere 350 ragazzi, il nostro futuro, partecipare con attenzione e con pathos. Alla fine uno di loro di origini marocchine mi ha abbracciato, dicendomi: ‘Prof, lei ha spaccato! Grazie!’. Per un attimo sono stato felice. Grazie a voi, ragazzi: siete la nostra unica salvezza. E scusate per il mondo che la mia generazione vi ha consegnato…”. Così il giornalista sportivo Paolo Viberti, 35 anni a Tuttosport, ha scritto sui social al termine dell’incontro con gli studenti del Vallauri, realizzato grazie all’associazione Esperienze e al Comune di Fossano, nell’ambito del premio Esperienze in Giallo.

La sala dei Portici di Fossano era gremita ma sempre attenta, caotica ma - come si dice in termine giornalistico - sempre “sul pezzo”. S’è spaziato dal nichilismo a Socrate, da Erodoto a Jesse Owens, dalla ludopatia al costruttivismo, da Prometeo a Hitler, dal populismo del branco al trionfo della concezione di se stessi.

Gli alunni hanno riempito di domande Viberti, dallo sport come filosofia di vita “perché ci fa conoscere i nostri limiti, ci spinge al miglioramento, rispetta le regole e i giudici del gioco, onora gli avversari e non ricompensa i raccomandati”, alla strada per diventare campioni: “Datti un obiettivo al giorno. E che sia sempre diverso e più qualitativo. Potrai non diventare un campione in quello sport, ma sarai un campione nella vita!”.

Ma è difficile essere se stessi? hanno chiesto gli studenti del Vallauri: “No, se la rivoluzione inizia dall’adolescenza. Non siate mai sovrapponibili! Il ‘pensiero comune’ è terribile, è quello del branco. Se ognuno combattesse innanzitutto la… guerra con il suo pensiero, non ci sarebbero più le guerre di massa!”. Alla risposta “Prof, da domani ci provo” Viberti ha ribattuto così: “Ragazzi, da oggi. Abbiate fretta di essere gli unici registi della vostra vita!”.