Dalla valle Maira anche le stelle alpine per il papa

Dalla valle Maira le stelle alpine per il papa

Non solo l’abete - proveniente dal Comune di Macra e destinato a piazza San Pietro -  di cui “la Fedeltà” parla sul numero in edicola. Il Piemonte, anzi la valle Maira fa pervenire in Vaticano un altro dono per il 25 dicembre. Si aggiungono infatti  le stelle alpine coltivate nel vivaio Edelweiss di Villar San Costanzo: i titolari ne regaleranno oltre 7mila al papa, per addobbare lo stesso albero di Natale.

Gli amministratori regionali hanno visitato la struttura “per esprimere la propria riconoscenza”. “E’ un gesto di generosità - dichiara l’assessore Luigi Genesio Icardi - che rende orgogliosi tutti noi piemontesi e cuneesi in particolare, rilanciando il nome della nostra terra in tutto il mondo, in occasione del Natale celebrato dal papa in Vaticano”: “Queste stelle alpine, simbolo delle Alpi e della fragilità dell’ecosistema montano, provenendo da una coltivazione e quindi non strappate alla montagna, sono portatrici non solo di un affettuoso gesto verso il papa, ma anche di un importante messaggio ecologico di tutela dell’ambiente, un tema particolarmente caro proprio a papa Francesco”, aggiunge Icardi.  Come hanno spiegato i titolari del vivaio, quelli destinati al papa sono “fiori essiccati, dal momento che le stelle alpine in vaso non sono disponibili in questa stagione”: “Si vuole ottenere l’effetto cromatico di una nevicata di stelle sull’albero di Natale, giocando sul contrasto tra il bianco dei fiori e il verde dell’abete”.

Proprio l’abete ha sollevato qualche critica. Sotto accusa la decisione stessa di tagliare l’albero, che aveva una cinquantina di anni, oltre all’uso dell’elicottero, che lo ha prelevato, in un’area - appunto la valle Maira - generalmente molto severa nel limitare tutte le attività che comportano inquinamento ambientale. Altri, come gli stessi amministratori regionali, difendono la candidatura di Macra a fornire l’albero di Natale per il papa, che, una volta accolta, valorizza tutto il territorio piemontese; sul tema è intervenuto lo stesso Alberto Cirio, sottolineando che l’abete destinato al pontefice doveva essere in ogni caso abbattuto, perché pericoloso.