Medio Oriente, i cristiani provano a tornare “alle radici” dopo la guerra e il terrorismo

Buone notizie dalla piana di Ninive (Iraq); in Siria riaprono storici monasteri, ma ad Aleppo la situazione resta difficile

Dopo la (quasi) totale sconfitta sul campo dell’Isis, per i cristiani che abitavano nella piana di Ninive, nel nord dell’Iraq, si prospetta un Natale all’insegna della speranza. Cacciati dalle loro case da un giorno all’altro nella drammatica estate del 2014, ora possono finalmente tornare a casa. Come è successo per esempio a Tellskuf, villaggio a 30 km da Mosul, dove è stata riconsacrata una chiesa cattolica profanata.

In Siria la situazione è molto diversificata, a seconda delle zone.  Ad Aleppo “I combattimenti sono finiti, ma ora è in atto una nuova battaglia. Quella per sopravvivere, per tornare alla vita”. Sono le parole di suor Annie Demerjian, religiosa dell’Ordine delle Sorelle di Gesù e Maria che in questi tragici anni di conflitto ha vissuto al fianco della popolazione cercando di far fronte a qualsiasi necessità. Più positiva la situazione della comunità del monastero siriano di Deir Mar Musa.

Sono notizie diffuse nei giorni scorsi dal Sir, citando fonti di Aiuto alla Chiesa che soffre (acs-italia.org) e l’agenzia Fides (www.fides.org).

 

Riconsacrata la prima chiesa cattolica profanata dall’Isis nella Piana di Ninive

“Un messaggio di speranza e di vittoria. Isis voleva cancellare la presenza cristiana e invece i jihadisti se sono andati, mentre noi siamo tornati”. Con queste parole mons. Bashar Matti Warda, arcivescovo di Erbil, ha festeggiato la riconsacrazione della chiesa di San Giorgio a Tellskuf, gravemente danneggiata e profanata dall’Isis e ricostruita grazie ad un contributo di 100mila euro da parte di Aiuto alla Chiesa che soffre (Acs). “La riapertura della chiesa rappresenterà un potente incentivo per il ritorno dei cristiani in questa cittadina e in tutta la regione – ha dichiarato il presule ad Acs al margine della funzione che ha avuto luogo lo scorso 8 dicembre -. La chiesa di San Giorgio è più bella e gloriosa di prima”.

Il restauro dell’edificio religioso rientra nel piano Acs per la ricostruzione dei villaggi cristiani della Piana di Ninive, grazie al quale il 33% della popolazione cristiana, ovvero 6.330 famiglie, ha potuto finora fare ritorno alle proprie case. A Tellskuf, villaggio iracheno a soli 32 chilometri da Mosul, è già rientrato il 67% delle 1500 famiglie che vi abitavano fino all’agosto 2014: la più alta percentuale di ritorno dell’intera Piana di Ninive. Un traguardo impensabile poco più di un anno fa, quando il villaggio era deserto, semidistrutto e in completo abbandono, mentre la chiesa di San Giorgio portava ancora i segni della profanazione, in primis una statua della Madonna decapitata. “Ora che i due terzi degli abitanti vivono nuovamente a Tellskuf – spiega mons. Warda – era importante dare un segnale forte e positivo: il restauro di San Giorgio e quindi la ripresa delle attività della Chiesa. Grazie ad Acs per aver reso possibile questa vittoria del ritorno! La riapertura della nostra chiesa è un potente simbolo e rafforza la nostra determinazione a ricostruire i nostri villaggi. Grazie a voi possiamo lodare Dio che ha preservato la presenza cristiana in questa terra”.

 

Siria: rifiorisce il monastero di Deir Mar Musa

Non si hanno ancora notizie certe della sorte del gesuita romano Paolo Dall’Oglio, rapito da ignoti sequestratori alla fine di luglio 2013 mentre era a Raqqa. Ma i monaci e le monache della comunità monastica di Khalil Allah, da lui fondata nel monastero siriano restaurato di Deir Mar Musa hanno diffuso una lettera di Natale in cui raccontano a amici e conoscenti i sentimenti e le opere che segnano il loro cammino verso la festa che celebra la nascita di Gesù a Betlemme. Nella lettera, riferisce Fides, vengono fornite anche notizie sulle iniziative messe in campo nell’ultimo anno dagli appartenenti alla Comunità. E si racconta che anche la “casa madre” di Deir Mar Musa ha registrato nell’ultimo anno una ripresa dell’attività pastorale e dell’accoglienza rivolta ai pellegrini, sia cristiani che musulmani. “La valle del nostro monastero - si legge nella lettera -, si è vestita di un affascinante abito rosso fatto dei fiori di papavero sparsi dovunque. Con l’arrivo della primavera abbiamo sperimentato quest’anno, per la prima volta dopo i lunghi anni della guerra, un’enorme gioia nel vedere l’ingresso della via al monastero pieno di movimento per la presenza di tante famiglie in visita da Nebek. I giorni del venerdì sono stati giorni in cui abbiamo ricevuto centinaia di visitatori. Quanta gioia nel vedere famiglie cristiane e musulmane salire di nuovo insieme per ricevere la benedizione dal luogo santo. Quanta consolazione nel ricevere le visite di ragazzi e ragazze musulmani di Nebek che vengono per far conoscere il loro monastero ad amici e colleghi cristiani di altre zone che non lo conoscevano! E quanta commozione, quando alcune donne musulmane si sono avvicinate alle suore per chiedere preghiere per una loro intenzione”.

I monaci e le monache di Deir Mar Musa ricordano anche le visite di tanti gruppi (giovani, donne, famiglie, catechisti, scout…) delle diverse parrocchie e anche delle scuole delle città vicine.

 

“Sostenete i pochi cristiani rimasti affinché possano continuare a vivere in Siria” 

“Aleppo riprende vita, ma dipendiamo ancora dal vostro aiuto. Vi prego sostenete i cristiani, i pochi rimasti, così che possano continuare a vivere in Siria”. È l’accorato appello di mons. Antoine Audo, vescovo caldeo di Aleppo, ai benefattori di Aiuto alla Chiesa che soffre (Acs). Invitando a sostenere la campagna di Natale di Acs, interamente dedicata alla sua città natale, il presule offre un quadro dell’attuale situazione e parla di danni “enormi”. Sono state ripristinate acqua corrente ed energia elettrica – pur con frequenti interruzioni -, il livello di sicurezza è migliorato, vi è una minima ripresa delle attività economiche ma resta lo spettro di una comunità cristiana ridotta a meno di un terzo rispetto al 2011. “Dei circa 150mila fedeli ne rimangono poco più di 40mila”, molti in case semidistrutte dalle bombe. Dimezzato anche il numero di chiese, ospedali e strutture sanitarie. “Ma ciò che è più grave – sottolinea mons. Audo – è che almeno l’80% dei nostri medici ha lasciato il Paese” e mancano quasi tutte le medicine.

Tra i progetti della campagna di Natale Acs vi è anche il sostegno all’ospedale Saint Louis di Aleppo. Gestito dalle suore di san Giuseppe dell’Apparizione, si trova nel quartiere Ismailie nella parte occidentale della città, ed è uno dei pochi rimasti in piedi dopo i bombardamenti. La fondazione pontificia contribuirà all’acquisto di materiale sanitario e di generatori elettrici che consentiranno alle apparecchiature di funzionare nelle ore di blackout. In questo quadro tanto cupo, i cristiani di Aleppo trovano speranza nel sostegno dei loro fratelli occidentali. “Grazie ai benefattori di Acs – afferma il presule invitando a donare per la campagna di Natale della Fondazione pontificia – il loro supporto ci consente di continuare ad essere delle pietre vive e una presenza di pace e di riconciliazione per la Siria e per il nostro popolo”.