Dal mese di aprile i detenuti delle carceri piemontesi possono avvalersi di un “garante”, una figura “terza”, che deve valutare la situazione delle carceri in modo autonomo rispetto all’istituzione, all’Amministrazione pubblica e agli stessi detenuti. L’Italia è stata per anni inadempiente su questo punto. Quest’anno, finalmente, sulla base della sollecitazione europea, il nostro Paese ha istituito un Ufficio nazionale del Garante con il compito di coordinare il lavoro dei garanti regionali e comunali. Pochi mesi dopo il Consiglio regionale è riuscito, dopo lungo travaglio, a designare il garante regionale, individuando per questo ruolo Bruno Mellano, trinitese, da sempre impegnato sui temi dei diritti umani e in specifico delle carceri.
La Fedeltà lo ha intervistato per conoscere meglio la realtà e le funzioni di questo istituto. Mellano ha fornito informazioni interessanti sulla realtà carceraria piemontese (in alcune carceri il lavoro è una realtà positiva, che consente di realizzare prodotti di qualità, commercializzati tramite canali importanti come la Coop); informazioni utili anche per il Santa Caterina, che si sta trasformando in Istituto a custodia attenuata. E ci ha aggiornati sulle sanzioni previste dalla Corte europea per i diritti umani, a causa delle condizioni di degrado della detenzione italiana.