Abbattimenti dei cinghiali, i numeri non tornano

Coldiretti: "Neanche raggiunta quota 18.000 in Piemonte quando l’obiettivo è di 58.000"

Cinghiale
Foto Archivio della Provincia

Se agli allevatori di suini è stato chiesto di attuare le necessarie azioni di biosicurezza, è parallelamente indispensabile intensificare la lotta ai selvatici per scongiurare il dilagare della peste dei cinghiali che mette a rischio la filiera suinicola cuneese. È quanto evidenzia Coldiretti Cuneo rispetto alla situazione che continua a rimanere grave con 496 casi di peste dei cinghiali, come riporta il Bollettino epidemiologico nazionale del 10 ottobre 2023.
Nel 2023 – rileva la Coldiretti – sono stati abbattuti quasi 18.000 cinghiali in Piemonte quando l’obiettivo è raggiungere soglia 58.000 e lo scorso anno si è arrivati appena a quota 25.000.

“Continuiamo a rilevare che le misure adottate fino ad ora sono state insoddisfacenti” dichiara Enrico Nada, presidente di Coldiretti Cuneo, che ricorda: “Lo scorso giugno abbiamo presentato al presidente della Regione Alberto Cirio e al commissario straordinario Vincenzo Caputo un decalogo delle azioni prioritarie, costituendo una Commissione permanente e periodica di monitoraggio per salvaguardare le nostre imprese suinicole a rischio. Ad oggi, però, i numeri degli abbattimenti continuano a non tornare: sono ancora troppo poco efficaci le azioni di contenimento tanto che gli obiettivi risultano parecchio distanti”.

Nel frattempo crescono i casi di peste nei cinghiali, così come il diffondersi dei focolai domestici – attualmente 9 concentrati nella vicina Lombardia – esponendo a serio rischio il nostro territorio, l’allevamento, le attività ludico-ricreative e tutto l’indotto nelle aree soggette a restrizioni.

“È urgente agire superando ogni possibile incertezza, mettendo in campo tutte le risorse disponibili e le azioni necessarie, anche attraverso il coinvolgimento attivo dell’esercito, così da tutelare le imprese agricole e l’intera regione dal dilagare del numero di cinghiali” conclude il direttore di Coldiretti Cuneo, Fabiano Porcu.

Il Piemonte vanta uno dei più importanti e variegati patrimoni in ambito agroalimentare, produzioni di qualità che rappresentano un’eccellenza riconosciuta a livello internazionale, costituendo anche una componente essenziale dell’identità culturale e territoriale. Ma alla luce di questo scenario – evidenzia la Coldiretti – è a rischio l’intero comparto e la filiera suinicola piemontese che nella Granda conta 800 aziende e quasi 900.000 capi destinati soprattutto ai circuiti tutelati delle principali Dop italiane per la preparazione della miglior salumeria nazionale, come Prosciutto di Parma e San Daniele.