L’8 marzo per riflettere sull’umanità

Ancora un 8 marzo da festeggiare, celebrare, vivere come occasione di riflessione.
Ancora un 8 marzo in cui stilare tragici bilanci: 9 femminicidi dall’inizio dell’anno, 43 negli ultimi 12 mesi.
Ancora un 8 marzo in cui l’occupazione al femminile è sottopagata. Un’indagine delle Acli fotografa che nel settore del lavoro precario, con un reddito fino a 15mila euro, il 68% è donna. Anche nella stessa fascia di reddito, con una occupazione stabile sono più numerose rispetto agli uomini (24,6% contro il 7,8%). Neppure nei livelli apicali le cose vanno meglio. E ora pure l’ipotesi che l’intelligenza artificiale entro il 2030 metta a maggior rischio i posti di lavoro “rosa”.
Sempre meno donne scelgono di diventare mamme. Ogni anno i numeri sono peggiori di quello prima: nel nostro Paese nascono sempre meno persone. Nel 2022 ci siamo fermati a 393mila: non si era mai scesi sotto la soglia dei 400mila.
Potrei sottolineare tanti altri ambiti in cui essere donna è più faticoso.
Un quadro che sembrerebbe smentire il celebre film di Monicelli “Speriamo che sia femmina”. Invece si. Speriamo che sia femmina.
Ci credono gli elettori che quando possono scegliere preferiscono le donne.
Ci credono le aziende che anno dopo anno investono in politiche di conciliazione lavoro - famiglia e scoprono che i bilanci crescono.
Ci crede la Chiesa di Papa Francesco che non perde occasione per sottolineare la necessità di un maggior ruolo delle donne. Anche se poi, come sostiene Enzo Bianchi, alle parole devono seguire gesti concreti. E qui i tempi si allungano.
Allora l’8 marzo 2024 non vorrei dedicarlo alle donne.
L’8 marzo quest’anno lo immagino come una opportunità di riflessione sull’umanità. Sul nostro essere umani. Sulla necessità di rimanere umani.
Ce lo dicono gli specialisti, i giovani sono sempre più fragili, un adolescente su due ha pensato al suicidio, e questi pensieri sono più diffusi tra i ragazzi che vivono nelle regioni settentrionali, tra gli stranieri, tra gli studenti dei licei e tra i non credenti e chi ha una famiglia con scarse disponibilità economiche.
L’individualismo supera la spinta verso la comunità. Uno alla volta si stanno disgregando i corpi intermedi. Scarsa attenzione dei cattolici verso l’impegno politico, disaffezione verso il mondo dell’associazionismo e del volontariato come impegno quotidiano verso gli altri.
Un quadro fosco, ma dietro il buio c’è sempre la luce.
Insieme uomini e donne possono costruire una società a misura umana. A partire dalle cose più semplici, come un sorriso.
Ecco l’augurio e l’invito a tutti: l’8 marzo niente fiori, recriminazioni, meno riflessioni e proclami, ma tanti sorrisi, guardandosi negli occhi, così scopriremo l’umanità che l’altra persona ha nel cuore.

Chiara Genisio