Anche a Fossano c’è un’Italia che resiste all’ondata di paura e xenofobia

Sabato scorso si è svolta la manifestazione sotto il Municipio

Erano un centinaio i fossanesi che sabato 2 febbraio, sotto un’intensa nevicata, si sono dati appuntamento davanti al Municipio di Fossano per dire no alle scelte “disumane” di chi vorrebbe lasciar morire in mare coloro che scappano da guerra, fame e povertà, ma anche a una crescente ondata di odio e xenofobia, per dimostrare che ovunque ci sono cittadini che dissentono da queste politiche di Governo.

L’appuntamento, scandito dallo slogan “L’Italia che (r)esiste”, si è svolto in contemporanea in centinaia di altre piazze d’Italia; a Fossano ha registrato l’adesione di diverse associazioni del tavolo sull’intercultura che si erano già attivate in occasione della manifestazione per i diritti umani dello scorso 10 dicembre e di numerosi altri cittadini, tra questi i rappresentanti del comune (la presidente del Consiglio comunale Rosita Serra e alcuni consiglieri di maggioranza, il vicesindaco Vincenzo Paglialonga e l’assessore Simonetta Bogliotti, che ha introdotto la manifestazione), l’assessore regionale Francesco Balocco e gli esponenti del Pd locale (con il suo coordinatore Stefano Gemello). 

Hanno preso la parola i rappresentati di associazioni come Sport senza barriere, Progettomondo Mlal, associazione culturale musulmana e associazione di donne africane, della Caritas e Pastorale sociale e del lavoro della diocesi (questo intervento è pubblicato integralmente di seguito), del Pd fossanese, della Cgil... Tutti a ribadire il no a politiche che vogliono dividere “noi” da “loro”, alla campagna d’odio e per affermare che i diritti umani sono una prerogativa dell’umanità, cioè qualcosa di innato che appartiene a ciascun essere umano. Ma anche per dire che un’accoglienza è possibile, se è diffusa ed è responsabile.

La manifestazione si è chiusa con un festoso e pacifico abbraccio che ha circondato l’isolato in cui sorge il palazzo comunale.

 

Se perdiamo l’umanità perdiamo l’uomo

Ci siamo trovati su questa piazza, qualche mese fa, per dire no al razzismo. Che non ci sono razze. Ci sono uomini e donne. Che apparteniamo tutti alla razza umana. Ci siamo trovati per celebrare i 70 anni della proclamazione dei diritti dell’uomo. Per dire che ci battiamo con tutte le forze perché i diritti di ogni uomo siano tutelati. Specie i diritti dei deboli, dei vulnerabili.

Oggi siamo qui per dire “io ci sono” perché non voglio che nella comunità in cui vivo si perdano i valori della convivenza umana. Se perdiamo umanità perdiamo l’uomo. Siamo qui perché ci sta a cuore la vita, la buona vita di qualità, la buona salute della nostra comunità. Siamo consapevoli che una politica vera fa crescere la comunità. Fa crescere la cittadinanza in umanità. Non semina divisioni, odio, inimicizie, paure. Se guardiamo l’uomo - ogni uomo - senza lo sfondo della sua umanità, dei suoi valori, della sua grandezza e dignità, noi creiamo un contesto per vedere nell’altro il nemico, il pericolo, il mio limite, la mia paura.

Siamo qui per dire che non vogliamo muri, porti chiusi, mari chiusi. Per dire che ognuno di noi è di-sposto a demolire gli steccati che ha costruito attorno alla propria coscienza per tenere lontano gli altri, per evidenziare le differenze, per tener fuori i diversi, per difendere i privilegi. Se ognuno di noi fa questo ci educhiamo ed educhiamo a costruire umanità. Contribuiamo ad abbattere i muri, a crescere nei valori.

Qualcuno deve spiegare al Ministro in quale grave momento storico stiamo vivendo. Il fenomeno migratorio ha origini antiche. Ma nella nostra epoca ha assunto dimensioni apocalittiche. Qualcuno gli spieghi che il fenomeno dei migranti incrocia i trafficanti e altre persone che ledono i loro diritti. Ma non sono loro la causa delle migrazioni. Non è onesto considerarsi un benemerito, mascherarsi dietro la lotta ai trafficanti per respingere i migranti. E magari farcela bere come una vera azione umanitaria da contrapporre al traffico losco delle Ong.

Qualcuno spieghi al Ministro che la Libia non è un paese di turismo e di villeggiatura. Quello che sta succedendo oggi in Libia ricalca scenari che abbiamo già visto e conosciuto in passato e dei quali abbiamo celebrato pochi giorni fa la memoria. Questo sta succedendo anche con i nostri soldi. Dati per controllare i flussi. Ci vergogniamo di appartenere ad un popolo che è complice in questi crimini contro l’umanità.

Qualcuno dica al Ministro, così attaccato alle tradizioni, che l’Italia ha tradizioni molto più nobili e umane di quelle che sono care a lui, che vanno riscoperte, rivitalizzate, conservate.

Siamo qui per dire che non ci stiamo. Che lottiamo e resistiamo con tutte le nostre forze per dire che i diritti di ogni uomo sono sacri come i propri, per dire che siamo tutti donne e uomini appartenenti alla stessa umanità, per dire che c’è un’umanità che viene prima di ogni interesse materiale ed economico. Questa piazza sarà aperta a tutti noi per continuare a dire questo.

Caritas e Pastorale Sociale e del lavoro