La famiglia Addams

La famiglia Addams

Di Conrad Vernon, Greg Tiernan; animazione.

In attesa dell’uscita tra un paio di giorni di un terzetto di pellicole che si annunciano decisamente interessanti (“The Irishman” di Martin Scorsese, “La belle époque” di Nicolas Bedos, “Motherless Brooklyn” di e con Edward Norton) cui vanno aggiunte altre uscite di rilievo (il documentario “Western stars” di e con il “Boss” Bruce Springsteen, il noir di Vittorio Alfieri “Gli uomini d’oro”, “Parasite” di Bong Joon Ho) e al netto del deludente “L’età giovane” dei fratelli Dardenne che con questa loro ultima pellicola segnano purtroppo un evidente passaggio a vuoto, godiamoci il film più divertente della programmazione settimanale, il beffardo e irridente “La famiglia Addams” di Conrad Vernon e Greg Tiernan. Autori di rilievo del cinema di animazione con alle spalle pellicole come “Shrek 2”, “Madagascar 3”e “Sausage Party”, Vernon e Tiernan ripropongono in versione animata uno dei soggetti classici del panorama fumettistico e cine-televisivo statunitense. Nati dalla graffiante matita di Chas Addams che negli anni immediatamente dopo il secondo conflitto mondiale cominciò a pubblicare sul “New Yorker” le avventure a vignette di una strana e disfunzionale famiglia cui l’autore regalò il proprio cognome, gli Addams appunto, la “dark family” godette da subito di un notevole successo di pubblico e critica che negli anni le consentì di approdare in tv e al cinema. Caratterizzate da uno humour surreale e macabro, le avventure degli Addams divennero dapprima una leggendaria serie tv messa in onda negli Usa dalla Abc tra il 1964 e il 1966, poi nel 1973 Hanna-Barbera realizzarono una serie di cartoni animati per la tv mentre nel 1991 Barry Sonnenfeld ne trasse un bel lungometraggio con un cast d’eccezione che vedeva tra gli altri Raul Julia, Anjelica Huston e Christina Ricci, sino a quest’ultima versione del due Vernon-Tiernan realizzata attraverso una stupenda grafica stop-motion.
Caustica e trasgressiva, la comicità della famiglia Addams non soltanto ci fa divertire e sorridere ma, soprattutto, ci fa riflettere, ieri come oggi, su temi come la paura della diversità e il conformistico, e fascista, desiderio di scatenare l’odio verso chi non è come noi. Lunga vita dunque (permettetemi la battuta) a Morticia e Gomez, a zio Fester, Lurch e Mano e alla loro surreale e rivoluzionaria ironia.