A Levaldigi un cane da valanga

Dal prossimo week-end, pronto a salire con il suo conduttore sull'elicottero del Soccorso alpino

Negli ultimi due fine settimana di novembre e ogni giorno dall’inizio di dicembre, l’aeroporto di Levaldigi ospita un’unità cinofila del Soccorso alpino e speleologico piemontese, costituita da un cane da valanga e dal suo conduttore. La coppia è presente in tutte le ore in cui l’elisoccorso può decollare per effettuare operazioni di soccorso, cioè dall’alba al tramonto.

Insieme con quella di Levaldigi, il Soccorso alpino e speleologico piemontese conta altre due basi, a Torino e Borgosesia: abitualmente, l’unità cinofila comincia ad operarvi all’inizio di dicembre, ma in questo 2021 si è deciso di anticipare l’arrivo di cane e conduttore prevedendo che molti appassionati di montagna avrebbero voluto, negli ultimi week-end di novembre, godersi la neve scesa copiosamente in queste settimane. L’orario di permanenza corrisponde a quello in cui vi è luce a sufficienza perché l’elisoccorso possa essere impiegato in sicurezza: nelle ore notturne il velivolo decolla soltanto dalla base di Torino per raggiungere basi “certificate” in spazi come i campi sportivi, mentre ovviamente non può essere destinato agli scenari di alta montagna dove il Soccorso alpino e speleologico interviene abitualmente.

In caso di valanga o sospetta valanga, a bordo dell’elisoccorso che decolla da Levaldigi, Torino o Borgosesia non vi saranno quindi soltanto il pilota, il verricellista, il tecnico del Soccorso alpino e speleologico e l’equipe sanitaria costituita da medico e infermiere, ma anche l’unità cinofila. “Il cane - spiegano dal Soccorso alpino e speleologico piemontese - è l’unica risorsa disponibile per ritrovare in tempi rapidi una persona sepolta e priva dell’Artva, l’«Apparecchio di ricerca travolti in valanga”.

L’intervento dell’amico a quattro zampe, per quanto importante, può non essere sufficiente, così come quello dei soccorritori stessi: è indispensabile che gli stessi escursionisti e alpinisti sappiano intervenire in aiuto di un compagno travolto dalla neve. “Ricordiamo - aggiungono dal Soccorso alpino e speleologico - che le maggiori probabilità di ritrovare in vita un travolto da valanga si collocano nei primi 15, 18 minuti dall’evento, per cui è fondamentale che tutti i frequentatori della montagna innevata siano dotati di pala, sonda e Artva e siano in grado di utilizzarli in maniera efficace. Difficilmente i soccorsi organizzati sono in grado di raggiungere un incidente di valanga entro queste tempistiche, per cui è fondamentale muoversi in gruppo e ricorrere all’autosoccorso per un eventuale compagno di gita sepolto dalla neve”.