Papa Francesco: “L’Eucaristia è profezia di un mondo nuovo”

Domenica con la messa del Papa si è chiuso il Congresso eucaristico di Matera. Quattro i delegati delle diocesi di Fossano e Cuneo

Congresso Eucaristico Matera Delegati di Fossano e Cuneo

Bagno di folla, oltre 12mila persone, nello stadio di Matera per la celebrazione eucaristica concelebrata dal Papa insieme a 80 vescovi, il card. Matteo Zuppi, presidente della Cei, e accompagnata dal suono del Coro e dell’Orchestra Sinfonica di Matera. La messa di domenica scorsa ha concluso il 27° Congresso eucaristico nazionale (iniziato il 22 settembre), cui hanno partecipato 800 delegati, provenienti da 116 diocesi. A rappresentare Fossano e Cuneo c’erano (nella foto) fra Luca Gazzoni direttore dell’Ufficio liturgico, Luca Giachero responsabile della sezione musica dell’Ufficio, Gianfranco Cabutto per gli accoliti e Fabrizio Spighelli, organista e direttore.

“Adorare Dio e non sé stessi”: è questa, per il Papa, “la sfida permanente che l’Eucaristia offre alla nostra vita: “Mettere lui al centro e non la vanità del proprio io. Perché se adoriamo noi stessi, moriamo nell’asfissia del nostro piccolo io; se adoriamo le ricchezze di questo mondo, esse si impossessano di noi e ci rendono schiavi; se adoriamo il dio dell’apparenza e ci inebriamo nello spreco, prima o dopo la vita stessa ci chiederà il conto. Sempre la vita ci chiede il conto”.

Io non sono le cose che possiedo e i successi che riesco a ottenere
Lazzaro coperto di piaghe e il ricco che banchetta lautamente: due modi di vivere in stridente contrasto ancora oggi. Il ricco, racconta Francesco a proposito della parabola, “pensa solo al proprio benessere, a soddisfare i suoi bisogni, a godersi la vita. Nella sua vita non c’è posto per Dio perché egli adora solo sé stesso”. Non a caso, di lui non si dice il nome. “Com’è triste anche oggi, quando confondiamo quello che siamo con quello che abbiamo, quando giudichiamo le persone dalla ricchezza che hanno, dai titoli che esibiscono, dai ruoli che ricoprono o dalla marca del vestito che indossano”, il monito del Papa: “È la religione dell’avere e dell’apparire, che spesso domina la scena di questo mondo, ma alla fine ci lascia a mani vuote, sempre”. Perché “io non sono le cose che possiedo e i successi che riesco a ottenere; il valore della mia vita non dipende da quanto riesco a esibire né diminuisce quando vado incontro ai fallimenti e agli insuccessi. Io sono un figlio amato: chi adora Dio non diventa schiavo di nessuno”. Oltre al primato di Dio, l’Eucaristia ci chiama all’amore dei fratelli: “Il nostro futuro eterno dipende da questa vita presente: se scaviamo adesso un abisso con i fratelli, ci scaviamo la fossa per il dopo; se alziamo adesso dei muri contro i fratelli, restiamo imprigionati nella solitudine e nella morte anche dopo”.

L’Eucaristia “è profezia di un mondo nuovo
“Le ingiustizie, le disparità, le risorse della terra distribuite in modo iniquo, i soprusi dei potenti nei confronti dei deboli, l’indifferenza verso il grido dei poveri, l’abisso che ogni giorno scaviamo generando emarginazione, non possono lasciarci indifferenti”. L’Eucaristia, osserva Francesco, “è profezia di un mondo nuovo, è la presenza di Gesù che ci chiede di impegnarci perché accada un’effettiva conversione: dall’indifferenza alla compassione, dallo spreco alla condivisione, dall’egoismo all’amore, dall’individualismo alla fraternità”.

Congresso Eucaristico Matera Vatican Media:SIR
Il Papa al Congresso eucaristico di Matera (foto Vatican Media/SIR)

Una Chiesa che si inginocchia davanti all’Eucaristia ma che sa anche piegarsi con compassione dinanzi alle ferite di chi soffre
“Sogniamo una Chiesa così: eucaristica”, l’identikit di una Chiesa sinodale: “Fatta di donne e uomini che si spezzano come pane per tutti coloro che masticano la solitudine e la povertà, per coloro che sono affamati di tenerezza e di compassione, per coloro la cui vita si sta sbriciolando perché è venuto a mancare il lievito buono della speranza. Una Chiesa che si inginocchia davanti all’Eucaristia e adora con stupore il Signore presente nel pane; ma che sa anche piegarsi con compassione dinanzi alle ferite di chi soffre, sollevando i poveri, asciugando le lacrime di chi soffre, facendosi pane di speranza e di gioia per tutti. Perché non c’è un vero culto eucaristico senza compassione per i tanti Lazzaro che anche oggi ci camminano accanto”. “Ritorniamo a Gesù, ritorniamo all’Eucaristia”, conclude il Papa da Matera, città del pane: “Torniamo al gusto del pane per essere Chiesa eucaristica, che mette Gesù al centro e si fa pane di tenerezza e di misericordia per tutti”.

Il saluto del card. Zuppi
“Grazie di essere venuto, grazie di questa fatica che volentieri, e sempre con il sorriso, ha intrapreso per stare con noi. Lei è un esempio per tutti, anche per tanti musoni”, le parole di ringraziamento del card. Matteo Zuppi, presidente della Cei, che ha fatto eco alle parole del Papa mettendo in guardia dal “virus” dell’individualismo. “La guerra brucia i campi di grano, toglie il pane e fa morire di fame, trasforma i fratelli in nemici”, il riferimento all’attualità. “In un mondo così abbiamo ritrovato il gusto di spezzare il suo pane con i tanti, troppi, Lazzaro esclusi dalle mense dei ricchi, tabernacolo del corpo di Cristo”, ha concluso il cardinale.