È soltanto un gioco. Chissà quante volte lo abbiamo detto e quante volte abbiamo pensato al gioco come a qualcosa di poco importante, superficiale. Non è così. Il gioco, soprattutto quando si parla di sport, è un allenamento alla vita. Per giocare bene, e quindi divertirsi, occorre seguire regole, prepararsi, concentrarsi, osservare gli alti e interagire. Così come nella vita, che è sempre un gioco di squadra. Lo sport ci insegna tutto questo, ci insegna il valore dell’allenamento (che è un altro modo per dire educazione), ci insegna a farci aiutare dai nostri educatori (che è un altro modo per dire “fiducia” nelle persone che hanno più esperienza di noi) e ci insegna a stare con gli altri mettendo insieme le differenze, nella convinzione che questo sia il vero punto di forza (l’inclusione). In queste settimane sono tante le iniziative che ci parlano di sport e di educazione, dal recente Sport in piazza, vetrina delle numerose attività sportive e associazioni presenti sul territorio, al Torneo don Oreste Benzi che si giocherà domenica prossima. E sarà una festa. Al di là dei risultati, del podio, della performance. Perché la vera vittoria è un’altra. Poi lo sport è anche competizione, risultato, classifica, vittoria, sconfitta. Ed è normale che sia così. Ad alti livelli diventa anche business e spettacolo. E non necessariamente tutto questo è negativo. Certo è che se a prevalere sono questi ultimi elementi, cresce in modo esponenziale il rischio di perdere di vista tutto il resto. Che è la parte più importante. E allora sì, la partita è persa.