Maneggiare con cura

“Vi incoraggio ad andare avanti in questo cammino che sa coniugare l’informazione con la riflessione, il parlare con l’ascoltare, il discernimento con l’amore”. Sono parole di Papa Francesco che nei giorni scorsi ha ricevuto un folto gruppo di giornalisti da tutto il mondo accreditati alla sala stampa vaticana. Parole che riguardano ovviamente tutti coloro che si occupano di informazione e comunicazione e che risuonano come un augurio e un richiamo alla responsabilità anche in occasione della festa, il 24 gennaio, di San Francesco di Sales patrono dei giornalisti. Parole che in realtà dovrebbero riguardare tutti, e non soltanto chi dell’informazione ha fatto una professione e ovviamente più di altri è chiamato ad operare con attenzione, “maneggiando con cura” ciò che scrive. Nel nostro tempo che è fatto di informazione - e spesso disinformazione - di velocità che non sempre coincide con qualità e garanzia di veridicità, tutti siamo chiamati ad un supplemento di attenzione. Perché tutti siamo un po’ giornalisti nel momento in cui di fronte ad una tastiera affidiamo alla rete pensieri, informazioni, commenti.
Lo siamo sempre stati, ma oggi le potenzialità del web - e dei social in particolare - rendono le nostre azioni e le nostre parole potenzialmente esplosive con un effetto moltiplicatore difficile se non impossibile da prevedere e domare. Tutti allora siamo chiamati a “maneggiare con cura”. Le notizie di questi giorni che mettono insieme social e morte - al di là ancora delle responsabilità nello specifico - devono farci riflettere. Tutti. Non soltanto gli influencer o gli aspiranti tali. E poi c’è il tema dell’intelligenza artificiale che non è, come credono alcuni, uno scenario futuro, ma una realtà del presente. Può e potrà essere una grande occasione. È e sarà non priva di rischi e di questioni etiche da affrontare, senza nascondersi. “Informazione e riflessione” dice Francesco. Interessante. Significa che a volte occorre rallentare, semmai fermarsi, prima di premere “invio”. Mentre la velocità smodata dei social non sembra conciliarsi con questa necessità di riflessione, di “darsi una calmata” ogni tanto. “Parlare e ascoltare”, anche questa regola apparentemente semplice e naturale è tra le più disattese. Spesso si parla senza aver ascoltato, si scrive senza aver prima letto. In agguato la tentazione di darsi ragione da soli, in una spirale di autoreferenzialità che non soltanto è miope e limitata, ma non serve a nulla, e non porta nulla di buono. Parlare e ascoltare, in una parola dialogare. E dio solo sa quanto abbiamo bisogno di dialogo anziché di parlarci addosso gli uni sugli altri. “Il discernimento e l’amore”, il papa indica anche questi elementi a chi si occupa di informazione. Sembrerebbero quasi fuori luogo. L’informazione è - e deve essere - asettica, oggettiva. Verrebbe da dire “fredda”. Il discernimento e l’amore invece sono alla base di una comunicazione (e di un’informazione) che non diventi essa stessa fomentatrice di violenza, di odio. E allora ritorna quel “maneggiare con cura” che riguarda tutte le persone, tutte le storie. Non nascondendo il male, anzi denunciandolo. Ma senza aggiungere dolore gratuito. Senza generare altro odio. Attenti alla dignità della persona e della sua vita. Nei giorni scorsi “planando” sulle videate dei social, mi ha colpito una frase: “L’idea che alcune vite contino di meno è la base di tutto ciò che di sbagliato c’è nel mondo”. Potente! Da riflettere. Da vivere.