Agricoltura sociale: ok alla legge dalla Camera

Il deputato cuneese del Pd Mino Taricco insiste perché le cooperative sociali abbiano pari possibilità delle aziende agricole di accedere a questa normativa

L’agricoltura sociale sta diventando una realtà: la Camera dei deputati ha approvato la proposta di legge in materia; per diventare legge dovrà passare ancora al vaglio del Senato. Poiché si tratta di un provvedimento che avrà parecchio a che fare con la nostra economia (le nostre aziende agricole potranno svolgere attività in campo sociale e in ambito assistenziale) proviamo a entrare nel merito di questa novità. La Coldiretti, come abbiamo più volte sottolineato, ha fatto un po’ da “apripista” su questo fronte proponendo alle sue aziende una serie di servizi in campo sociale che  consentono, da un lato, di valorizzare le enormi potenzialità che possiede il mondo rurale dal punto di vista naturalistico e, dall’altro lato, di incamerare nuovi introiti. L’agricoltura sociale è vista, cioè, come uno dei tasselli di quella “multifunzionalità” dell’azienda agricola a conduzione famigliare, che potrà stare sul mercato soltanto se saprà essere elastica e fantasiosa cogliere tutte le opportunità.

 Cosa potranno fare le aziende agricoleQuali servizi si prevede di affidare alle aziende agricole? La proposta di legge approvata in Parlamento parla di attività socio riabilitative e terapeutiche a vantaggio di portatori di handicap, tossicodipendenti, detenuti e anziani. Come si sviluppano queste attività? Si parla della coltivazione dell’orto, della possibilità, per queste persone, di stare a contatto con gli animali, (pet-therapy, ippoterapia, onoterapia). Altre forme di recupero hanno a che fare con la disoccupazione  (è previsto il coinvolgimento di chi che non ha lavoro da almeno sei mesi, di chi vive con una o più persone a carico, chi fa parte di una minoranza nazionale all’interno di un territorio, di chi è senza un impiego da almeno 24 mesi. Inoltre è previsto lo svolgimento di attività per le comunità locali, tra cui l’accoglienza di bambini in età pre-scolare all’interno di strutture denominate “agri-asilo”, e specifici progetti di valorizzazione ed educazione alimentare e ambientale.

 

Le cooperative sociali, pioniere in questo campo

Una parte di queste iniziative sono il “pane quotidiano” delle cooperative sociali che da tempo si occupano del disagio; proprio le cooperative sociali, fra  le loro iniziative attività terapeutiche, hanno introdotto anche quelle collegate all’agricoltura.È per questo motivo che il deputato cuneese del Pd Mino Taricco, che ha partecipato attivamente ai lavori preliminari che si sono svolti nei mesi scorsi in Commissione Agricoltura, insiste perché le cooperative sociali abbiano pari possibilità delle aziende agricole di accedere a questa normativa. “Le cooperative sociali sono aziende che da sempre operano con persone svantaggiate; hanno imparato ad ottimizzare le risorse residue di queste persone ed hanno scoperto che spesso è proprio il lavoro agricolo quello in cui queste persone possono sviluppare al meglio i loro talenti. In Commissione tuttavia si è discusso molto perché molti parlamentari intendevano tagliare fuori queste aziende in quanto non specificamente  «agricole». Alla fine si è ottenuto di permettere l’accesso a questa normativa esclusivamente alle cooperative sociali che superino la soglia del 30% di reddito agricolo. Ma si tratta di una soglia difficile da raggiungere perché i bilanci di queste cooperative spesso si reggono sulla manutenzione del Verde pubblico; l’agricoltura sociale che realizzano non dà così tanto reddito da superare il  30%. Io spero che al Senato si comprenda questo ragionamento e si riduca questa soglia”. “In ogni caso - conclude Taricco - questa legge avvia un percorso per fornire un riferimento certo, a livello nazionale, a un tema importante e delicato che da tempo aveva bisogno di una disciplina. Essa indica infatti alcune nuove possibili attività, per gli imprenditori agricoli e le cooperative sociali, che coinvolgono tre ambiti strettamente legati in un unico progetto: un’attenzione rivolta a persone con difficoltà sociali particolari, la valorizzazione del settore agricolo nelle sue specificità e, infine, anche quella del territorio e delle comunità locali”.