Truffa sull’alpeggio: dopo gli arresti, le reazioni

“Si doveva intervenire prima” – è la reazione dei margari all’inchiesta che ha portato all’arresto dei Borda di Marene -; da tempo noi denunciavamo queste truffe. Ora è tardi; la montagna è stata sfruttata da questi speculatori”

Da anni i margari denunciano la lievitazione del costo d’affitto dei pascoli in alta montagna, causata dalla concorrenza dei grandi allevatori che puntano esclusivamente a intascare i premi Pac. Martedì scorso la polizia forestale e la guardia di finanza di Cuneo hanno arrestato in via cautelare tre agricoltori di Marene, i fratelli Fabio e Diego Borda, 31 e 29 anni e il padre Vittorio, 58 (ora agli arresti domiciliari) e hanno fermato la madre Elda Borsa (con obbligo di dimora). Indagati a piede libero altri 30 agricoltori, titolari di aziende della provincia di Cuneo e di tutto il Nord Italia. L’accusa è di aver percepito premi Pac dall’Europa attestando di tenere a pascolo terreni rocciosi e scoscesi, dove il pascolo non è possibile, oppure appezzamenti in cui gli animali non sono stati portati. Si tratterebbe, se confermato, di un business da 2 milioni e 200 mila euro soltanto per quanto riguarda il 2013. “Si doveva intervenire prima - ha commentato Giovanni Dalmasso, margaro e presidente di Adialpi (Associazione a difesa degli alpeggi Piemonte; queste sono cose che noi denunciamo da sempre”. Un giovane margaro socio de La Granda, in un convegno dell’ottobre scorso, denunciò le tante strategie adottate dai grandi allevatori della pianura per speculare sui Premi Pac, dal portare i tori in alpeggio (nutrendoli con mangime e fieno) al lasciare in montagna gli asini abbandonandoli poi nel bosco, visto il loro scarso valore, di molto inferiore al premio Pac.