La strada del nuovo Iraq passa per Mosul

Entra nella terza settimana l'offensiva dell'esercito regolare iracheno per liberare Mosul, seconda città dell'Iraq, da due anni nelle mani dell'Isis. Alla presa di Mosul si arriva anche attraverso la costruzione di una strategia politica per il dopo-liberazione

“Un’operazione che corona due anni di sforzi, successivi alla disfatta delle forze armate irachene di fronte all’avanzata dell’Isis, nell’estate del 2014. Il lavoro svolto dalla coalizione internazionale ha ricreato le condizioni di fiducia e la capacità di combattimento delle forze armate irachene che, da 17 mesi, hanno recuperato più della metà dei territori controllati dal Daesh. Lo sforzo politico diplomatico è stato notevolissimo ma serve ora, più che mai, una grande cooperazione tra le varie minoranze. A Mosul le operazioni militari non saranno tuttavia semplici e si dovrà operare con grande prudenza sia per l’estensione della città sia per la densità di popolazione”. Così Matteo Bressan, analista del Nato Defense College Foundation, parla della offensiva dell’esercito iracheno per liberare Mosul, giunta ormai alla terza settimana. Una liberazione possibile solo se verrà assicurato, dice l’esperto, autore, tra gli altri, del libro “Eurasia e jihadismo – Guerre ibride sulla Nuova Via della Seta”, “un alto livello di cooperazione e condivisione d’intelligence tra tutti gli attori che stanno prendendo parte alle operazioni militari”.

Mosul è un nodo commerciale e petrolifero strategico, crocevia di interessi diversi e contrastanti, riflesso delle forze impegnate nella sua liberazione, dall’Esercito iracheno ai peshmerga curdi, dalle milizie sciite iraniane e libanesi ai combattenti addestrati dalla Turchia. Quale bandiera sventolerà o quali bandiere sventoleranno su Mosul?
Il primo ministro iracheno Haider al Abadi ha dichiarato, sin dall’inizio dell’offensiva, che la bandiera irachena sarà issata al centro di Mosul.

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