Tempesta perfetta sull’Italia?

Lo spread dei titoli pubblici cresce. Vendite copiose di Btp a lunga scadenza

Il bollettino dei naviganti annuncia che all’orizzonte dell’Italia sta per profilarsi la faccia minacciosa di una tempesta perfetta. I primi segnali ci sono – lo spread dei titoli pubblici che sta crescendo: pian piano, ma da diversi giorni punta all’insù –; si registrano le prime, copiose vendite di Btp a lunga scadenza. Niente di preoccupante finché non arrivano le vendite di quelli a breve, segnale che chi manovra i soldi si “cautela” nei confronti del rischio-Italia.

Perché rischio c’è: tra un mese un voto referendario potrebbe avere ripercussioni sul governo, in un panorama di assoluta incertezza politica. Cosa che non piace per niente a chi fa affari. Non ci fossero le ripercussioni, rimangono tensioni forti con certi partner europei e le euro-istituzioni, che ci inondano di lettere di richiamo.

Per carità: la Spagna è stata quasi un anno in balia di una situazione politica che non le permetteva la nascita di alcun governo. Ma quello precedente aveva avviato tante e tali riforme che attualmente il Paese iberico gode di una crescita del Pil sostanziosa (più del triplo di quella italiana) con un tasso di disoccupazione alto ma in continua discesa.

Mentre l’Italia dimentica sempre di avere sopra la propria testa una spada di Damocle spaventosa: un debito pubblico da 2.300 miliardi di euro, in lenta ma continua crescita, figurarsi se cala. E questo nonostante lo spauracchio del 2011 che spazzò via il governo Berlusconi e ci fece tremare per mesi. E nonostante l’eurozona abbia “goduto” in questi ultimi anni di tassi minimi, cioè il debito ci è costato pochissimo in termini di interessi.

Eppure è sempre lì, quella montagna denominata in euro, una valuta pregiata che fa ancora più gola a chi sogna una mega-speculazione sulla nostra pelle, per incassare lauti profitti tramite le compravendite di Btp.

Come funziona? Tutto d’un colpo si vendono titoli a blocchi. Ciò scatena altrettante vendite “automatiche” (ci sono fondi pensione, ad esempio, che devono per forza “liberarsi” di certi investimenti se superano determinate soglie di rischio). Parte insomma una spirale che porta brevemente a spaventare, e a vendere più di quanto i mercati siano disposti ad acquistare. E qui s’impennano i prezzi, lo spread, la possibilità infine di riacquistare quegli stessi titoli che fino a poche settimane prima garantivano un punto e mezzo d’interessi, e ora molto di più. Nessuna guerra ma solo sapienti ordini lanciati tramite computer.

Boccone goloso, l’Italia, che non ha eguali nel mondo: siamo l’unica economia sana, dentro una moneta forte, con un debito colossale e nella sostanziale impossibilità di proteggerlo autonomamente. La tempesta poi porta di nuovo il sereno, ma lascia quasi sempre danni dietro di sé.

Per nostra piccola fortuna abbiamo un Mario Draghi alla Bce che non ci lascerà soli; ma sappiamo pure di non avere molti “amici” dentro l’eurozona, sappiamo che ci sono alcuni partner – Germania in primis – che mal sopportano la continua riluttanza dei Paesi come il nostro ad incidere con il bisturi piuttosto che a lasciare le cose come stanno. Non hanno ragione loro a prescindere: il bisturi può anche uccidere. Ma la ragione del più forte ha sempre carte migliori di chi è più debole. Meglio rendersene conto.