Saluzzo Arte 2017

A Saluzzo l’annuale rassegna

Si è inaugurata sabato 27 maggio, con doppia cerimonia, alle 10 all’antico Palazzo di Città e alle 11,30 alla Caserma Musso l’annuale rassegna di “SaluzzoArte”, inserita ora nel programma più ampio ed ambizioso di “Start: storia e arte Saluzzo”. Si è potuta visitare soltanto fino al 4 giugno ed è onestamente un tempo molto breve.
Programma impegnativo e che copre spazi diversi mentre al discorso che intendo fare voglio guardare unicamente alle iniziative d’arte in corso alla sede tradizionale della Caserma Musso. Alla nuova edizione del “Premio Olivero” riserverò magari un altro breve scritto.
Il percorso di visita della mostra si articola, come in passato, in tre momenti successivi (“Fabbrica dei sogni”, “Paesaggi” e “Spazio aperto”) che non comprende più gli artisti del 29° premio “Matteo Olivero”, trasferito all’antico Palazzo di Città.
I primi due momenti, aperti al pubblico già da prima (mi è parso di capire), fruivano anche di un format espositivo simpatico e di grande impatto e che consentivano di apprezzare le opere esposte.
Dopo gli spazi di ingresso si comincia con “La fabbrica dei sogni” che presenta opere ceramiche lavorate nella fabbrica albisolese delle Ceramiche San Giorgio in un percorso di grandissimo interesse con opere di artisti quali Francesco Casorati, Wilfredo Lam, Emilio Scanavino, Asger Jorn, Lucio Fontana, Serge Vanderman, Eliseo Salino, Mario Rossello, Francesco Preverino, Marco Lodola, Milena Milani, Agenore Fasbbri, Nes Lerpa, Mauro Chessa, Sandro Cherchi e tanti altri ancora. Insomma una bella rassegna che ci racconta tutto il vigore e la validità di questa esperienza ceramica nata e supportata dall’entusiasmo di Giovanni Poggi e della sua famiglia.
Si passa poi alla serie dei “Paesaggi - lo sguardo sulla realtà tra Otto e Novecento” curata da Luca Mana e che presenta un gruppo di diciotto opere che fanno da corona all’opera che rappresenta , in un certo senso, proprio il cuore della mostra e che è l’opera di Matteo Olivero “Ritratto della madre nel costume tipico della valle Po”, proveniente da collezione privata ( e quindi difficilmente presentata in mostra); a fare corona a questa tela ecco allora gli artisti Giuseppe Falchetti, Carlo Follini, Lorenzo Delleani, Andrea Tavernier, Vittorio Cavalleri, Giovanni Battista Carpanetto, Eugenio Gays, Angelo Garino, Albino Galvano e Salvatore Mangione (Salvo) tutti con un’opera, poi Alessandro Lupo con due opere e infine Enrico Reycend e Giuseppe Gheduzzi entrambi con tre opere. Ma ciò che più colpisce è che anche tutte queste opere provengono da collezioni private (anche loro quindi difficilmente in mostra). Personalmente poi sono stato molto colpito dalla presenza di un’opera come “Nei pressi di Bibiana”, realizzata nel 1920 circa, di Albino Galvano il noto pittore,critico e storico dell’arte, filosofo ed insegnante ed anche conosciutissimo pittore riconosciuto protagonista dell’arte astratta prima ed informale poi. In realtà in quel periodo e fino agli anni trenta si muoveva in un clima postimpressionista, a conferma della validità della tesi che per essere buon pittore bisogna essere anche buon disegnatore e “conoscere le regole” per liberare poi la propria creatività nella direzione ritenuta essenziale alla propria espressività.
Questi due nuclei della rassegna, visitabili credo dal 4 maggio al 4 giugno, formavano la sezione “Start antiquariato”.
A questo punto si può parlare della rassegna “Saluzzo arte 2017” a sua volta costituita (come già in passato) da quattro “momenti” tra loro insieme ma tra loro abbastanza scollegati ancorché raccolti come momento iniziale di spazio aperto. Si tratta “Aracne dalla natura all’arte” con opere di Silvia Beccaria, Mariano Dallago e Roberta Toscano, seguita da “Mood in the mood #1 - Umore nell’umore” a cura di Togaci Gaudiano e quindi “Vedute e visioni metropolitane” a cura di Elena Piacentini.
È poi la volta proprio di “Spazio aperto”, curato come in passato da Paolo Infossi e che coinvolge oltre trenta artisti sui quali non è possibile soffermarsi specificatamente. Tra questi ritengo però di ricordare almeno Franco Giletta (saluzzese) che propone una originale “narrazione” con una sua caratteristica figura. Quindi un gradito (e per me anche un po’ inaspettato) ritorno in pubblico: l’albese Rodolfo Graziani (già presente a Fossano in borgo Vecchio con una bella personale nel 2014) che adesso a Saluzzo presenta una serie delle sue originali e caratteristiche tecniche miste su tela che vengono da lui minuziosamente preparate dove poi vengono proposte immagini che sanno di ricordi e di attimi vissuti e poi sviluppati in chiave molto personale e caratteristica. Altro piacevole e sempre simpatico incontro quello con i paesaggi del pittore Franco Negro di Santena (anche lui già ospitato in borgo Vecchio nel 2009) che si propone con opere di dimensioni sempre più grandi e colorate. Poi ancora tanti altri su cui non mi soffermo ed infine un ultimo capitolo con i premiati del “Premio Matteo Olivero - 38ª edizione -2016”.
I selezionati per la nuova edizione del premio che vorrebbe segnare una netta frattura tra il vecchio ed il nuovo corso e la nuova gestione (in realtà lo è già stata oltre,  che geograficamente,perché allocata all’antico Palazzo di Città, anche nei risultati se è vero che su 350 concorrenti, ne sono stati selezionati appena 10 con criteri che, sinceramente, non mi sono apparsi molto chiari e che soprattutto, non ha lasciato spazio a tanti artisti partecipanti del cuneese e del torinese, negando ai visitatori la possibilità di esprimere un proprio personale giudizio sulla stragrande maggioranza dei concorrenti pronti a cimentarsi in questa tenzone artistica.
Ma di questa nuova edizione del premio, se sarà il caso scriverò quando si conosceranno i nomi dei vincitori.
Intanto, a mio sommesso parere, un primo flop c’è stato se è vero che su 350 partecipanti soltanto 10 hanno meritato la selezione. Ma conoscendo alcuni dei partecipanti non selezionati, credo proprio che non sia così.