Botero, l’anti-Machiavelli a 400 anni dalla morte

Perché ricordarlo? Bene Vagienna gli dedica un convegno, "la Fedeltà" intervista la studiosa Claudia Oreglia

Domenica 8 ottobre, a partire dalle 10 palazzo dei Nobili a Bene Vagienna ospita un convegno dedicato a Giovanni Botero, cui parteciperanno, oltre al vescovo uscente Luciano Pacomio, noti studiosi come Sergio Soave e Massimo Firpo e il norvegese Erik Reinert; poco prima, alle 9, a palazzo Lucerna di Rorà sarà inaugurata l’esposizione “Un gesuita da Bene tra etica e Ragion di stato”, curata da Giorgio Fea e Silvia Sandrone. E, ancora, è previsto uno “speciale annullo filatelico” che sigilli l’importanza della giornata.

Così Bene Vagienna, con la regia dell’associazione culturale “Amici di Bene”,  celebra i 400 anni dalla morte del suo figlio più illustre, il filosofo Giovanni Botero. Nell’attesa del convegno, per conoscere l’autore della “Ragion di stato” - e per capire perché dobbiamo ricordarlo - abbiamo chiesto un parere a una studiosa di Bene Vagienna, Claudia Oreglia, che di recente ha curato, per il prestigioso editore Nino Aragno, l’edizione di un’altra opera di Botero, “Delle cause della grandezza delle città”.

Spieghiamo a chi non lo ha mai davvero saputo o lo ha dimenticato: chi era Botero, il filosofo nato a Bene Vagienna - o meglio a Costamagna, oggi frazione di Lequio Tanaro - nel 1544 e morto a Torino nel 1617? Dice Oreglia: "Botero è famoso per la sua «Ragion di stato», che però non è il suo libro migliore: piuttosto, bisognerebbe recuperare la sua curiosità geografica, culturale e antropologica. È famoso per aver cercato di confutare, appunto nella «Ragion di Stato», Machiavelli, pur essendo lui a volte più machiavellico dello stesso Machiavelli; ma non è questa, ribadisco, la sua più grande cifra stilistica".

L'intervista completa su "la Fedeltà" in edicola