La cimice asiatica continua a colpire irreversibilmente le nostre produzioni orticole, frutticole, cerealicole ed anche ornamentali.
In alcuni casi gli agricoltori sono riusciti a salvare i raccolti attraverso reti di protezione anti-insetto ma per il momento non è stato individuato un sistema compatibile con l’ambiente in grado di combatterla, per quanto non si stia perdendo tempo, anzi.
Se n’è avuto conferma mercoledì scorso nel corso dell’affollatissimo incontro a Cherasco promosso dalla Coldiretti, in cui si è presentata la squadra di lavoro che sta lavorando ad un progetto pluriennale finanziato dalla Fondazione Crc, che coinvolge l’Università di Agraria di Torino, la Fondazione Agrion e i tecnici dell’Agenzia 4A. Sull’esempio di to alcuni anni fa nel comparto delle castagne, quando il cinipide (la vespa del castagno, un insetto proveniente dalla Cina, che non lascia scampo alla pianta) giunto accidentalmente in Piemonte venne sconfitto importando dalla Cina l’insetto che riesce a tenerlo a bada in natura, così si sta cercando di fare ora per la cimice asiatica. Occorre però rispettare una serie di regole: se nel caso del castagno si era proceduto al di fuori di ogni normativa, oggi questo non è più possibile, la legge lo vieta per ovvie ragioni precauzionali: occorre assumere tutte le precauzioni del caso per evitare che il rimedio sia peggiore del male.
Il servizio completo su la Fedeltà di mercoledì 18 ottobre 2017