I libri, si sa, hanno spesso lunga gestazione e questo può accadere per varie ragioni: a volte si giustifica il ritardo con il leggendario “blocco dello scrittore”, altre con l’andamento del mercato, altre ancora con le scelte e le politiche editoriali. Nel caso del libro che qui presento, la ragione del ritardo nella pubblicazione risiede altrove: nell’andamento frenetico della nostra quotidianità, di cui sempre più spesso ci sentiamo in balìa e che in qualche modo governa molte nostre scelte. Dico questo non solo per trovare una giustificazione al fatto che il nuovo volume curato dall’Atrio dei Gentili (in collaborazione con Marco Ronconi) uscito a dicembre 2017, contiene le Lectio tenute dalla teologa fossanese Stella Morra nell’anno 2015-2016, ma anche perché la relativa capacità dell’essere umano di governare la propria esistenza è strettamente collegata al tema del libro stesso: “Cos’è l’uomo perché te ne ricordi? Cos’è l’uomo perché te ne curi?”. La frase è tratta dal Salmo 8, un inno di lode al nome di Dio, all’opera delle sue dita e alla grandezza dell’essere umano: “Lo hai reso poco meno di Dio, di gloria e onore lo hai coronato”.
L’uomo guarda la meraviglia del creato, di fronte a luna e stelle percepisce la propria inadeguatezza e domanda direttamente a Dio (come vuole il pensiero ebraico), qual è la ragione per cui, nonostante tutto, continui a ricordarsi di lui e a prendersene cura. “Zakhar” (ricordare) e “Paqad” (prendersi cura, proteggere), sono due verbi fondamentali e assai ricorrenti nel testo biblico, due azioni dirette da cui derivano conseguenze storiche e culturali fondamentali. Yosef Hayim Yerushalmi, nel suo saggio “Zachor”, scriveva: “Gli ebrei sono stati il primo popolo a fare del ricordo un dovere religioso”. Ricordare è dunque dovere dell’essere umano nei confronti di Dio ma è al tempo stesso un Suo impegno. Cos’è l’uomo perché te ne ricordi?... Continua a leggere.