Mária Magdolna (Maria Maddalena) Bódi – 1

Testimoni del Risorto 27.06.2018

C’è anche una ragazza ungherese in pole position per il riconoscimento del martirio e quindi fra non molto la potremmo trovare sugli altari, com’è successo ad esempio per la slovacca Anna Kolesárová e la rumena Veronica Antal, di cui la nostra rubrica si è interessata non molto tempo fa e che quest’anno saranno beatificate. Della sua vicenda si è parlato sempre in sottotono, per via del regime politico della sua terra, ma la fama del suo martirio e della sua santità di vita è solida e duratura. Perché Mária Magdolna (Maria Maddalena) Bódi, della diocesi ungherese di Veszprém, è la prova provata che un martire non si improvvisa e che ogni martirio ha sempre un fertile humus di maturità umana e cristiana in cui affondano le radici del “sì” eroico ed estremo. Come anche dimostra che non sempre è l’ambiente famigliare a generare santi perché, fortunatamente, la grazia di Dio non si lascia imbrigliare e contenere e ha mille modi per esprimersi e per creare, con la fantasia divina che le è propria, capolavori di santità. Magdi, come familiarmente viene chiamata, nata nel 1921, è difatti completamente autodidatta in fatto di istruzione religiosa, che i genitori non le possono trasmettere perché per nulla praticanti, forse anche a causa della loro posizione matrimoniale “irregolare”. Mantengono la loro famiglia con l’umile ed onesto lavoro di servitù in una tenuta signorile ma non hanno mai potuto celebrare il matrimonio religioso perché papà è sprovvisto di documenti. Lei allora si arrangia come può, assorbendo come una spugna quanto le viene insegnato a catechismo e quanto riesce ad imparare a scuola. L’interesse e la predisposizione per la pratica religiosa non diminuiscono con l’età, anzi sembrano incrementarsi dal momento in cui riceve la prima comunione. Alla mamma non sfugge, infatti, il tempo che la sua bambina comincia a dedicare alla preghiera e tutto lo sforzo che fa per migliorare ogni giorno e per vincere i piccoli difetti in cui è del tutto simile alle sue coetanee. A 11 anni già si impegna con tutte le sue forze per sollevare almeno un po’ i genitori nel loro duro lavoro, e delle faccende di casa continua ad occuparsi anche quando comincia a lavorare in una fabbrica di prodotti chimici, portando così a casa i suoi primi stipendi. Qui, lavorando gomito a gomito con anticlericali che non hanno un vocabolario propriamente da educande, riesce ad imporsi con la sua pazienza, la sua disponibilità e la limpidezza del suo comportamento, tanto da obbligare i colleghi a moderare il loro linguaggio davanti a lei; nessuno poi riesce a spuntarla con lei nei dibattiti su argomenti religiosi, dove riesce ad imporsi con fermezza unita ad una dolcezza che le attira simpatia e stima. A 17 anni partecipa ad una missione popolare, che l’aiuta nella scelta vocazionale, facendole desiderare di essere tutta per il Signore, portandola così a sognare e programmare la vita religiosa. Contemporaneamente scopre però che nessuna congregazione religiosa potrebbe accoglierla in base alle norme canoniche dell’epoca, a causa della situazione matrimoniale dei genitori e solo il cammino spirituale compiuto fino ad allora le permette di superare la delusione e l’amarezza che prova. Dovendo fare di necessità virtù e continuando a sperare che in qualche modo la situazione dei genitori si regolarizzi, adotta uno stile di vita quasi monacale, pur non sacrificando nulla al suo carattere allegro e al suo senso di umorismo. Ragazza fisicamente attraente e con molti pretendenti, a vent’anni fa voto di verginità, dopo aver molto meditato e pregato: c’è da immaginarsi che sia una scelta che le costa ed a cui perviene nella prospettiva di “un più grande Amore”, perché le testimonianze concordano nel descrivere il suo grande amore per i bambini e la sua profonda stima per la maternità, che in qualche modo compensa con un impegno assiduo in parrocchia, specialmente a servizio dell’infanzia. È del 1942, infatti, la sua adesione ad un’associazione, la «Szívgárda», che si prende cura dell’educazione religiosa dei più piccoli attraverso la devozione al Sacro Cuore di Gesù che, forse, rappresenta anche il suo desiderio inconscio di evitare ad altri bambini il pericolo dell’ignoranza religiosa che lei stessa aveva sperimentato alla loro età. Trova anche il tempo per completare la sua istruzione elementare, interrotta anzitempo per aiutare in casa, frequentando un corso per adulti, sempre nella speranza che ciò la aiuti un giorno, quando si spalancheranno per lei le porte di un convento.
 

(1 - continua sul prossimo numero)