Magdi Bodi – 2

Testimoni del Risorto 04.07.2018

Impegnata a livello personale anche sul fronte caritativo e sociale, Magdi frequenta un corso formativo per essere in grado di gestire un gruppo giovanile in cui si insegna la visione cristiana del mondo e al cui interno si promuovono attività caritative. Con lo scoppio della Seconda guerra mondiale si fa promotrice di un corso sanitario per le ragazze, preparandole ad azioni di pronto intervento a favore di anziani soli, madri con bimbi piccoli, soldati feriti ricoverati in ospedale. Quasi senza volerlo finisce per rappresentare un punto di riferimento per la gioventù femminile della sua parrocchia, diventando la confidente e la buona consigliera per tante ragazze; tutta compresa in questo suo ruolo e accorgendosi di non poter fare di più e meglio per loro, arriva a chiedere al Signore la grazia di morire giovane per poter aiutare dal paradiso le giovani ad avvicinarsi a Lui. La sua fede, come si vede, è robusta, fortificata dalla messa quotidiana cui partecipa sottoponendosi magari ad autentici equilibrismi per conciliarla con i ritmi del suo lavoro, articolato su tre turni.  Con l’avanzare del fronte di guerra, malgrado lo sfollamento verso zone interne e più sicure, si diffonde anche la paura per i bombardamenti, per le frequenti rappresaglie e le invasioni dei battaglioni armati che praticano lo stupro come arma e strategia di guerra. Per Magdi è il momento di rinnovare il suo voto di verginità e di incitare le compagne a respingere con coraggio ogni proposta, dichiarandosi a più riprese disposta a morire piuttosto che cedere deliberatamente. Venerdì 23 marzo 1945, proprio mentre la guerra sta lentamente avviandosi a conclusione, le viene chiesto di palesare con i fatti l’autenticità della sua fede e il primato di Gesù nella sua vita. Due soldati sovietici armati attaccano un gruppo di donne, tra le quali c’è anche Magdi, davanti all’ingresso di un rifugio antiaereo e nello spavento generale la più lucida e razionale si rivela proprio lei, che prima allerta le compagne che si trovano nel rifugio e poi si difende a mani nude dall’aggressore, il cui volto insanguinato rivela tutta la determinazione con cui Magdi lotta per difendere la sua verginità. Ha la forza di gridare: “Portate via mia madre perché io sto per morire”, poco prima che il militare faccia fuoco contro di lei. La colpisce di spalle, mentre cerca scampo nella fuga: uno, due … sei colpi, una vera e propria esecuzione dettata forse anche dalla rabbia per la dura reazione e dal dolore per le unghiate al volto che gli ha inferto. L’ultimo colpo le trapassa direttamente il cuore, ma prima di questo Magdi ha la forza di urlare, riecheggiando le parole del protomartire Stefano, “Signore mio, re mio! Accetta la mia vita!”. Poi il silenzio, rotto solo dalle lacrime della mamma e di quante hanno assistito impotenti a quel martirio. E che di questo si tratti e non di un semplice “fatto di guerra” ne sono tutti profondamente convinti, come sembra confermare anche Magdi pur nella rigidità della morte, lasciando intravedere la sua mano in tasca che stringe fortemente la corona del rosario, cui fortemente si era già aggrappata in vita. La fecondità della sua morte si rivela da subito: quindici giorni dopo i suoi genitori possono sposarsi con rito religioso, come lei ha sempre desiderato, pur in assenza dei documenti necessari, grazie alla dispensa concessa dalla Santa Sede per i territori soggetti ad invasione nemica. La gioventù ungherese vede in Magdi Bodi un esempio di eroica fortezza e il suo vescovo József Mindszenty (futuro cardinale, adesso anch’egli sulla strada della beatificazione) si trova tra le mani una dettagliata relazione di venti pagine da parte di chi è stato testimone oculare del suo martirio: è la base da cui far partire la prima inchiesta diocesana che purtroppo si arena subito per via del clima ferreo instaurato dal regime, sotto il quale è fatto assoluto divieto di parlare dell’operaia-martire. Se ne può ricominciare a parlare solo nel 1990, ma non si trovano più gli atti della prima indagine, quelle insostituibili dichiarazioni dei testimoni oculari. Che, come sono sparite, così misteriosamente emergono polverose da un archivio nel 2010, a dimostrazione che i santi sono principalmente opera di Dio, indipendentemente da ciò che fanno gli uomini. Gli atti della nuova inchiesta, terminata a livello diocesano, sono adesso a Roma, in attesa della ratifica finale.

(2 - fine)