Luglio 1944, Sant’Albano brucia

La tragedia sfiorata fermata dall'intervento di valorosi santalbanesi

Sant'Albano lapide dell'incendio del 1944

Ricorre, in questi giorni, il 75° anniversario dell’incendio di Sant’Albano ad opera delle truppe naziste. Nel pomeriggio del 5 luglio 1944 due partigiani, in compagnia del santalbanese Giovanni Carletto, stazionano in via Roma a lato della Confraternita. Si discute circa l’opportunità o meno di sequestrare l’auto in dotazione al medico condotto Quaglia. Improvvisamente sbuca, dal lato sud di via Roma, un’auto con quattro militari tedeschi. I partigiani fuggono lungo vicolo Confraternita. I tedeschi iniziano una furibonda sparatoria cercando di fermarli. Al suolo rimangono, feriti, un soldato tedesco e Notu Rocca. I tedeschi raccolgono il ferito e si avviano verso Fossano. Il paese piomba in un silenzio irreale.
La stessa sera i fari di una colonna motorizzata squarciano il buio lungo le vie del paese. Inizia la rappresaglia. Vengono incendiate tutte le case che vanno dalla Confraternita lungo via Ospedale (il cosidetto Cascinotto) sino all’attuale piazza Europa. Un vero disastro. Le fiamme vengono spente al mattino ma sono andate distrutte notevoli scorte di grano pronto per la trebbiatura, fieno e paglia, nonché i fabbricati.
Domenica 6 luglio, mentre nella zona incendiata continua l’opera di recupero, ritornano i nazisti intenzionati, questa volta, ad incendiare tutto il paese. Da Cuneo arriva il gen.le Lombardi già comandante della Divisione Brescia in Africa, mentre il parroco don Ravina affronta il comandante tedesco implorando pietà per gli abitanti del paese.
In un primo momento tutto sembra perduto. I lanciafiamme incominciano la loro opera. Poi gli interventi del parroco e del gen.le Lombardi aprono una breccia nella coscienza del comandante nazista. L’incendio viene sospeso, forse anche in seguito alla consegna da parte di don Ravina di un consistente omaggio di valori al colonnello Dietrich comandante la colonna degli incendiari.
Oltre novanta gli immobili incendiati unitamente ai depositi di grano pronti per essere trebbiati, al fieno ed ai macchinari in dotazione alle aziende agricole. Un danno enorme che gli abitanti di Sant’Albano sapranno interamente recuperare in breve tempo.
Dopo 75 anni una lapide, posta sul luogo della sparatoria, è l’unico ricordo della tremenda esperienza. A noi l’impegno di ricordare una triste circostanza che comunque valse a riaffermare le grandi qualità della nostra gente che non cedette all’immane tragedia della rappresaglia.
Giobbe