Elezioni in Argentina e Uruguay, il giorno dopo

In Argentina si assiste al ritorno del peronismo di sinistra, con la vittoria al primo turno di Alberto Fernández. In Uruguay, invece, bisognerà attendere il ballottaggio

Alberto Fernandez nuovo Presidente dell'Argentina
(foto AP - dal sito www.independent.co.uk)

Pare oggi abissale la distanza politica, sociale ed economica tra Buenos Aires e Montevideo, le capitali di Argentina e Uruguay, entrambe affacciate, a distanza di 213 chilometri in linea d’aria, sull’enorme estuario del Rio de la Plata. Per uno scherzo del destino, i due Paesi confinanti del Cono Sur sono stati accomunati ieri dalle elezioni presidenziali. Ben diverso il contesto: sull’orlo del default e attraversata da fortissime tensioni sociali l’Argentina, in una situazione di relativa tranquillità economica e solidità democratica l’Uruguay, spesso definito la Svizzera del Sudamerica. Diverso, almeno per il momento, anche l’esito delle elezioni.
In Argentina si assiste al ritorno del peronismo di sinistra, con la vittoria al primo turno di Alberto Fernández, che a scrutinio quasi completato ottiene il 48,1%, contro il 40,4% del presidente uscente, Mauricio Macri, liberale di destra. Quest’ultimo ha parzialmente rimontato rispetto alle primarie di agosto, ma il divario era impossibile da colmare, tenendo anche conto che la legge elettorale argentina prevede che la vittoria al primo turno ci sia se un candidato supera il 45% dei voti.
In Uruguay, invece, bisognerà attendere il ballottaggio per vedere se la sinistra del Frente Amplio, con Daniel Carlos Martínez, riuscirà a confermarsi o dovrà cedere il passo al Partito Nazionale di destra di Luis Alberto Lacalle Pou. I dati dello scrutinio parziale fotografano un distacco di dieci punti tra i due contendenti: Martínez è al 38,2%, Lacalle al 28,2. Un vantaggio per nulla rassicurante per il candidato del Frente Amplio, che aveva l’obiettivo minimo di superare il 40%... continua a leggere

Bruno Desidera (fonte SIR)