Presidi cuneesi alla protesta a Roma: “Vogliamo scuole sicure”

“Siamo stanchi di essere l’anello debole della catena delle responsabilità, capro espiatorio di qualsiasi evento succeda in uno dei nostri plessi scolastici"

Il gruppo di Presidi della provincia di Cuneo a Roma

Ieri a Roma, insieme a 700 colleghi, c’erano anche una decina dirigenti di scuole cuneesi alla mobilitazione davanti al ministero dell’Istruzione per chiedere scuole sicure per tutti.
Una manifestazione (quella di mercoledì 30 ottobre), scatenata dalla condanna in Cassazione e dalla sospensione dallo stipendio di Franca Principe, dirigente dell'istituto Pisacane di Sapri. Il suo è un caso emblematico. “Durante gli esami di maturità del 2011 un ragazzo, maggiorenne, entrato a scuola per assistere all’esame di un amico, pensò bene di ingannare l’attesa uscendo a fumare - raccontano i Dirigenti scolastici cuneesi -. Oltrepassò una porta finestra e cadde da un lucernario nel locale sottostante ferendosi gravemente. Quella porta non doveva essere aperta, ma faceva molto caldo e la bidella l’aveva aperta per creare un po’ di corrente. Sulla porta un cartello vietava esplicitamente di varcare quella soglia. Indovinate chi è stato condannato per quell’incidente: non il ragazzo, non la bidella, non l’ente locale proprietario dell’immobile, ma la dirigente scolastica. Che per la legge è datore di lavoro ed è ritenuta responsabile di non aver saputo prevedere l’imprevedibile coincidenza di due fatali leggerezze altrui”.

Così i presidi si sono autoconvocati “dal basso”, attraverso i social, senza l’appoggio delle sigle sindacali: a centinaia in piazza, con un casco giallo in testa, per chiedere a gran voce la modifica del decreto legge 81 del 2008. "Protestiamo per l'impossibilità di garantire la sicurezza nelle scuole - spiegano -. La proprietà degli edifici è degli enti locali. Ma se succede qualcosa ne rispondiamo noi. Ora basta fare i capri espiatori, si cambi la normativa".
“Di fatto noi non possiamo essere equiparati ai datori di lavoro: non scegliamo il personale e non abbiamo risorse per gestire la sicurezza degli edifici. Però una volta che ci viene assegnata ne siamo responsabili in tutto e per tutto". In sostanza, concludono, "il dirigente scolastico si trova in una trappola amministrativa e penale: responsabile di strutture fatiscenti che non può mettere a norma, non sceglie il personale e tuttavia risponde penalmente e col proprio patrimonio di qualunque incidente e azione commessa da tutto il personale". In pratica, sono seduti su una polveriera ma non hanno strumenti, né normativi né finanziari, per controllare e intervenire. Di qui la decisione di autoconvocarsi e protestare: “Siamo stanchi di essere l’anello debole della catena delle responsabilità, capro espiatorio di qualsiasi evento succeda in uno dei nostri plessi scolastici che, in media, sono almeno 6 ciascuno, con punte che superano anche i 25”.