Papa Francesco: a Natale “Dio arriva gratis”

“Mentre qui in terra tutto pare rispondere alla logica del dare per avere, Dio arriva gratis”. Lo ha detto il Papa, nell’omelia della messa della notte di Natale, celebrata nella basilica di San Pietro

Papa Francesco celebra la messa della notte di Natale
Foto Siciliani-Gennari Sir

“Mentre qui in terra tutto pare rispondere alla logica del dare per avere, Dio arriva gratis”. Lo ha detto il Papa, nell’omelia della messa della notte di Natale, celebrata il 24 dicembre nella basilica di San Pietro a Roma. “Il suo amore non è negoziabile: non abbiamo fatto nulla per meritarlo e non potremo mai ricompensarlo”, ha spiegato Francesco: “È apparsa la grazia di Dio. Stanotte ci rendiamo conto che, mentre non eravamo all’altezza, Egli si è fatto per noi piccolezza; mentre andavamo per i fatti nostri, egli è venuto tra noi”. “Nella notte della terra è apparsa una luce dal cielo”, ha raccontato il Papa: “La grazia di Dio, che porta salvezza a tutti gli uomini, stanotte ha avvolto il mondo. Ma che cos’è questa grazia? È l’amore divino, l’amore che trasforma la vita, rinnova la storia, libera dal male, infonde pace e gioia”. “Stanotte l’amore di Dio si è mostrato a noi: è Gesù”, ha proseguito Francesco: “In Gesù l’Altissimo si è fatto piccolo, per essere amato da noi. In Gesù Dio si è fatto Bambino, per lasciarsi abbracciare da noi”.

“Dio continua ad amare ogni uomo, anche il peggiore”
“Natale ci ricorda che Dio continua ad amare ogni uomo, anche il peggiore. A me, a te, a ciascuno di noi oggi dice: ‘Ti amo e ti amerò sempre, sei prezioso ai miei occhi’”. “Dio non ti ama perché pensi giusto e ti comporti bene; ti ama e basta. Il suo amore è incondizionato, non dipende da te”, ha ricordato: “Puoi avere idee sbagliate, puoi averne combinate di tutti i colori, ma il Signore non rinuncia a volerti bene”. “Quante volte pensiamo che Dio è buono se noi siamo buoni e che ci castiga se siamo cattivi”, ha esclamato il Santo Padre: “Non è così. Nei nostri peccati continua ad amarci. Il suo amore non cambia, non è permaloso; è fedele, è paziente. Ecco il dono che troviamo a Natale: scopriamo con stupore che il Signore è tutta la gratuità possibile, tutta la tenerezza possibile”.

“Riscopriamo la nostra bellezza”
“Grazia è sinonimo di bellezza. Stanotte, nella bellezza dell’amore di Dio, riscopriamo pure la nostra bellezza, perché siamo gli amati di Dio”. È il tema della seconda parte dell’omelia del Papa per la notte di Natale. “Nel bene e nel male, nella salute e nella malattia, felici o tristi, ai suoi occhi appariamo belli”, ha spiegato Francesco: “non per quel che facciamo, ma per quello che siamo”. “C’è in noi una bellezza indelebile, intangibile, una bellezza insopprimibile che è il nucleo del nostro essere”, ha affermato il Santo Padre: “Oggi Dio ce lo ricorda, prendendo con amore la nostra umanità e facendola sua, ‘sposandola’ per sempre. Davvero la ‘grande gioia’ annunciata stanotte ai pastori è ‘di tutto il popolo”. “In quei pastori, che non erano certo dei santi, ci siamo anche noi, con le nostre fragilità e debolezze”, la tesi del Papa: “Come chiamò loro, Dio chiama anche noi, perché ci ama. E, nelle notti della vita, a noi come a loro dice: ‘Non temete’. Coraggio, non smarrire la fiducia, non perdere la speranza, non pensare che amare sia tempo perso! Stanotte l’amore ha vinto il timore, una speranza nuova è apparsa, la luce gentile di Dio ha vinto le tenebre dell’arroganza umana. Umanità, Dio ti ama e per te si è fatto uomo, non sei più sola!”.

“Oggi è il giorno giusto per avvicinarci al presepe, per dire grazie”
“Prima di andare in cerca di Dio, lasciamoci cercare da Lui”, l’invito: “Non partiamo dalle nostre capacità, ma dalla sua grazia, perché è Lui, Gesù, il Salvatore. Posiamo lo sguardo sul Bambino e lasciamoci avvolgere dalla sua tenerezza”. “Non avremo più scuse per non lasciarci amare da Lui”, ha assicurato Francesco: “Quello che nella vita va storto, quello che nella Chiesa non funziona, quello che nel mondo non va non sarà più una giustificazione. Passerà in secondo piano, perché di fronte all’amore folle di Gesù, a un amore tutto mitezza e vicinanza, non ci sono scuse”. La questione a Natale è: “Mi lascio amare da Dio? Mi abbandono al suo amore che viene a salvarmi?”. “Un dono così grande merita tanta gratitudine”, ha spiegato il Papa: “Accogliere la grazia è saper ringraziare. Ma le nostre vite trascorrono spesso lontane dalla gratitudine. Oggi è il giorno giusto per avvicinarci al tabernacolo, al presepe, alla mangiatoia, per dire grazie. Accogliamo il dono che è Gesù, per poi diventare dono come Gesù”.

“Non aspettiamo che la Chiesa sia perfetta per amarla”
“Diventare dono è dare senso alla vita. Ed è il modo migliore per cambiare il mondo”. Ne è convinto il Papa, che al termine dell’omelia ha fatto notare che “noi cambiamo, la Chiesa cambia, la storia cambia quando cominciamo non a voler cambiare gli altri, ma noi stessi, facendo della nostra vita un dono”. “Gesù ce lo mostra stanotte”, ha commentato Francesco: “Non ha cambiato la storia forzando qualcuno o a forza di parole, ma col dono della sua vita. Non ha aspettato che diventassimo buoni per amarci, ma si è donato gratuitamente a noi”. “Anche noi, non aspettiamo che il prossimo diventi bravo per fargli del bene, che la Chiesa sia perfetta per amarla, che gli altri ci considerino per servirli”, l’invito: “Cominciamo noi. Questo è accogliere il dono della grazia. E la santità non è altro che custodire questa gratuità”.

“Se le tue mani ti sembrano vuote, se vedi il tuo cuore povero di amore, questa notte è per te”
“Una graziosa leggenda – ha concluso il Papa – narra che, alla nascita di Gesù, i pastori accorrevano alla grotta con vari doni. Ciascuno portava quel che aveva, chi i frutti del proprio lavoro, chi qualcosa di prezioso. Ma, mentre tutti si prodigavano con generosità, c’era un pastore che non aveva nulla. Era poverissimo, non aveva niente da offrire. Mentre tutti gareggiavano nel presentare i loro doni, se ne stava in disparte, con vergogna. A un certo punto San Giuseppe e la Madonna si trovarono in difficoltà a ricevere tutti i doni, soprattutto Maria, che doveva reggere il Bambino. Allora, vedendo quel pastore con le mani vuote, gli chiese di avvicinarsi. E gli mise tra le mani Gesù. Quel pastore, accogliendolo, si rese conto di aver ricevuto quanto non meritava, di avere tra le mani il dono più grande della storia. Guardò le sue mani, quelle mani che gli parevano sempre vuote: erano diventate la culla di Dio. Si sentì amato e, superando la vergogna, cominciò a mostrare agli altri Gesù, perché non poteva tenere per sé il dono dei doni”.
“Se le tue mani ti sembrano vuote, se vedi il tuo cuore povero di amore, questa notte è per te”, l’augurio del Papa a ciascuno dei presenti nella basilica di San Pietro: “È apparsa la grazia di Dio per risplendere nella tua vita. Accoglila e brillerà in te la luce del Natale”.

Fonte SIR