Crescere

Tempo di esami. In un tempo strano che ha messo sotto esame un po’ tutto e tutti, mondo della scuola compreso. Con ancora tante incertezze per come sarà la ripresa delle lezioni a settembre. Con questi mesi fatti di didattica a distanza, che se da un lato ha fatto nascere interessanti iniziative e dato spazio alla “creatività”, dall’altro ha mostrato tutti i limiti di un rapporto educativo a distanza senza un’interazione diretta nella classe. E così si è arrivati alla fine di un anno scolastico del tutto inedito, dove è saltato anche il rito dell’ultimo giorno, l’ultimo suono della campanella e il saluto ai compagni di classe, al vicino o alla vicina di banco... Per tanti giovani questi sono i giorni dell’esame di maturità. Un rito di passaggio importante. Certo la maturità non si “decide” soltanto nella performance di un esame ed è per questo che nella valutazione acquista peso e valore anche il percorso fatto. Ma resta un passaggio fondamentale. Forse tra le materie che si portano quest’anno all’esame c’è anche il “coronavirus”. Che per certi versi è stato ed è un esame di maturità. Non perché “rito di passaggio” verso l’età adulta, ma in quanto evento che segna un prima e un dopo. “Maturo è chi «arriva a tempo» agli appuntamenti della vita, previsti e no, senza rimanerne schiacciato”, scrive Alessandro D’Avenia. In questo senso tutti ci dobbiamo sentire interpellati e chiamati ad una maggiore maturità e non soltanto coloro che in questi giorni si troveranno in mascherina di fronte ai “prof”. Abbiamo vissuto tutti un’esperienza che ci ha cambiato. Che deve cambiarci. Diversamente tutto sarà stato inutile, anche la sofferenza. Perché, dice D’Avenia, “crescere comporta fatica e ferite, e i riti di passaggio umanizzano le soglie per una vita più piena e vera”. Usciamo da questi mesi con fatica e con ferite. Facciamo in modo che siano un’occasione per crescere davvero. Verso un’umanità più matura.