Ospedali della Granda stracolmi, “l’obiettivo ora è ridurre i ricoveri”

Intanto crescono i posti letto Covid a Savigliano e Mondovì. Fossano concorre all’impegno complessivo con la contrazione dei reparti per liberare infermieri e medici

Cuneo Ospedale Santa Croce 03
Foto di Loris Salussolia

Continuano ad aumentare i posti letto Covid negli ospedali della Granda. Ma non fanno in tempo a crescere che già vengono occupati da nuovi pazienti. È quanto si ricava dagli ultimi aggiornamenti sui numeri degli ospedali dell’Asl Cn1 (Savigliano, Saluzzo, Mondovì e Ceva) e dell’Aso Santa Croce e Carle di Cuneo.

Stando alla fotografia di lunedì 16 novembre, infatti, hanno fatto il pieno gli ospedali Covid di Saluzzo e Ceva, mentre Savigliano e Mondovì, ospedali misti, stanno progressivamente erodendo i posti letto dedicati a pazienti non Covid. Al Ss. Annunziata, in particolare, sono stati ricavati 18 nuovi posti letto nel reparto di Medicina (al 4° piano) e altri 18 si aggiungeranno a breve. Stessa "cura" al Regina Montis Regalis, probabilmente già a partire da giovedì 19 novembre, con altri 18 letti.

Non va meglio a Cuneo dove ai 185 posti dedicati al Covid (di cui 182 occupati) se ne aggiungeranno altri 10, più 2 rianimazioni. E nemmeno a Verduno, dove si contano 176 posti letto Covid, di cui 11 posti letto di terapia intensiva per tutta l’Asl Cn2. Proprio da Verduno, nei giorni scorsi, è partito un grido d’allarme verso la Regione contro i trasferimenti di pazienti in arrivo da altri territori.

Fuori dai giochi c’è l’ospedale di Fossano, che non verrà preso in considerazione come ospedale Covid, ma che concorre all’impegno complessivo con il sacrificio delle sue attività ordinarie. “Pochi giorni fa - afferma Giuseppe Guerra, Commissario Covid per l'Asl Cn1 - abbiamo provveduto a una contrazione dei reparti di riabilitazione. Questo perché infermieri e medici ci servono altrove”. Al Ss. Trinità, pertanto, restano solo 22 posti letto non Covid. Poi, una volta archiviata la pandemia, tutto dovrebbe tornare come prima.

Intanto, per contrastare questa avanzata che sembra inarrestabile, “stiamo valutando - conclude Guerra - una serie di percorsi a rete, come ci chiede la Regione, tra ospedale e territorio”. La mission è “mantenere e curare sempre più i pazienti al loro domicilio”. L’idea è quella di attrezzare “ambulatori negli ospedali gestiti dalle Usca (le Unità speciali di continuità assistenziale - ndr) a cui possano afferire i pazienti Covid sintomatici per essere sottoposti a visite specialistiche, reimpostando la terapia quando necessario, ma con rientro a casa e ricovero ospedaliero soltanto in caso di peggioramento”.

Nello stesso tempo, in linea con le direttive regionali, si prevede anche di incrementare i posti letto in quelli che sono stati definiti Covid hotel, o comunque nelle strutture extraospedaliere, come è avvenuto nel Torinese, per pazienti asintomatici o paucisintomatici. Per il momento in provincia di Cuneo ce n’è soltanto uno all’ex albergo “La bussola” (Centallo) con una capienza di 18 ospiti. Ma altri se ne dovrebbero aggiungere.

Articolo completo su "la Fedeltà" di mercoledì 18 novembre