“Tacciano le armi, odio e violenza sono incompatibili con le religioni”

Papa Francesco nel suo primo giorno in Iraq lancia un unico grande appello per la pace e per la coesistenza fraterna, dal palazzo presidenziale e dalla cattedrale di Baghdad, esortando a "costruire il futuro più su quanto ci unisce che su quanto ci divide"

Baghdad, 5 marzo: Viaggio Apostolico di Papa Francesco in Iraq, 5-8 marzo, visita di cortesia al Presidente della Repubblica nello studio privato del Palazzo Presidenziale
Baghdad, 5 marzo: Viaggio Apostolico di Papa Francesco in Iraq (foto Vatican Media-SIR)

“Tacciano le armi! Basta violenze, estremismi, fazioni, intolleranze!”. La violenza, l’odio, lo spargimento di sangue “sono incompatibili con gli insegnamenti religiosi”. Il primo giorno del primo Papa della storia a mettere piedi sul suolo iracheno – prima dal palazzo presidenziale di Baghdad e poi dalla cattedrale siro-cattolica di Nostra Signora della Salvezza, dove il 31 ottobre del 2010 sono stati uccise 48 persone, tra cui due sacerdoti, delle quali è in corso la causa di beatificazione – è un unico e accorato appello alla pace, di cui ha sete un popolo martoriato che ancora porta incise nei cuori le “ferite di tante persone e comunità che avranno bisogno di anni e anni per guarire”. Quello lanciato da Papa Francesco non solo agli iracheni, ma a tutto il mondo in questo tempo di pandemia è un invito a “camminare insieme, come fratelli e sorelle”, come recita il motto del suo 33° viaggio apostolico.
“Oggi l’Iraq è chiamato a mostrare a tutti, specialmente in Medio Oriente, che le differenze, anziché dar luogo a conflitti, devono cooperare in armonia nella vita civile”, la consegna per la terra di Abramo nel primo discorso, rivolto alle autorità, alla società civile e al Corpo diplomatico. Insieme ad un appello rivolto alla comunità internazionale: “Auspico che le nazioni non ritirino dal popolo iracheno la mano tesa dell’amicizia e dell’impegno costruttivo, ma continuino a operare in spirito di comune responsabilità con le autorità locali, senza imporre interessi politici o ideologici”.
Quella indicata da Francesco nel suo primo discorso a Bagdhad è una precisa rotta di navigazione. Il punto di partenza è la pandemia in corso, per uscire dalla quale non basta un’equa ripartizione dei vaccini: serve il ripensamento dei nostri stili di vita. È la stessa inversione di rotta necessaria per rimuovere il peso di “morte, distruzione e macerie”, non solo materiali, ancora oggi visibili in Iraq e provocate dal fondamentalismo “che non può accettare la pacifica coesistenza di vari gruppi etnici e religiosi, di idee e culture diverse”... Continua a leggere

(Fonte SIR)