Medici di famiglia alla “battaglia dei tamponi”

L’allarme del segretario provinciale Luciano Bertolusso. “Da giorni è impossibile riuscire a prenotare, anche per pazienti sintomatici”

Medico di base Sir
Foto Sir

“Da giorni risulta ormai praticamente impossibile, per i medici di famiglia ed i medici di continuità assistenziale (ex guardia medica), riuscire a prenotare, presso gli hub ospedalieri o delle Asl, un tampone molecolare o antigenico, rapido, per i pazienti che presentano sintomi o che ne hanno bisogno per motivi burocratici (lavorativi, di salute pubblica, di fine quarantena ecc.)”.

A lanciare l’allarme è Luciano Bertolusso, segretario provinciale della Fimmg (Federazione italiana medici di medicina generale). “I Sisp (Servizi di igiene e sanità pubblica) sono infatti saturi - spiega in una lettera aperta - e tracciano molto a rilento, con ritardi anche di sette giorni prima di contattare i pazienti positivi che noi medici abbiamo individuati ed isolati al domicilio”. Stessa situazione per le farmacie accreditate per l’effettuazione dei tamponi antigenici, “oberate di richieste, con file chilometriche al di fuori delle farmacie stesse e spazi dedicati sempre completamente saturati”. “E intanto - prosegue Bertolusso - il virus, variante Omicron o no, si diffonde con velocità mai vista, ridimensionato (speriamo) nella sua ricaduta clinica, ma di certo quanto mai prorompente nei suoi risvolti amministrativi e burocratici”.

Per il segretario provinciale è la cartina di tornasole di una condizione di isolamento in cui, da due anni e mezzo, è stata collocata la medicina territoriale che, insieme ai Pronto soccorso, rappresenta il principale front office del Servizio sanitario nazionale accessibile ai cittadini. Il guaio è che “iniziano a mancare le energie, quindi le possibilità per reggere ritmi inumani che portano a ricevere anche 100 telefonate al giorno (Sms, Whatsapp, mail, ecc.), a lavorare oltre 12 ore tutti i giorni, spesso festivi compresi, e con la necessità di fare quotidianamente i conti con le carenze organizzative pregresse, francamente inaccettabili a due anni dall’inizio della pandemia, nel pieno della quarta ondata. Con gli ambulatori ospedalieri che stanno nuovamente chiudendo, lasciandoci senza possibilità di consulenze specialistiche e accertamenti diagnostici esclusi quelli urgenti. Con la carenza, inutilmente preannunciata da anni, dei medici che possano garantire non soltanto il normale ricambio generazionale, ma persino le sostituzioni per ferie o per malattia. Con i Sisp inaccessibili agli utenti e persino a noi operatori (per le gravi carenze di personale e di strutture) e impotenti a fare un serio tracciamento dei casi”.

Amara la conclusione: “Questa sensazione di isolamento e di inefficienza rende ogni giorno più difficile alla medicina generale lo svolgimento di un’attività clinica ed assistenziale, inevitabilmente demotiva noi operatori, che pure ci sforziamo di fornire risposte, anche con iniziative organizzative locali, e soprattutto rischia di peggiorare la qualità e l’efficienza dell’assistenza alla popolazione. E intanto non manca, sui mass media, chi non trova di meglio che additarci come la causa di tutti i problemi dell’assistenza sanitaria territoriale: francamente e sinceramente diciamo basta a chi approfitta della pandemia per progettare una «nuova sanità territoriale» con nuovi padroni e con medici sempre più sudditi”.

Su "la Fedeltà" di mercoledì 5 gennaio