Progetto della Caritas per una città a misura di anziano

Rivolto a quanti vivono nel centro storico di Fossano

Anziani Rsa Mascherina
(Foto Caritas)

La pandemia sta facendo emergere disuguaglianze e povertà sociali che attraversano tutte le “categorie” e fasce di età. Tra queste gli anziani, soprattutto nelle città. La Caritas diocesana, da sempre attenta a cogliere le antiche e nuove povertà sul nostro territorio e a rispondere a nuove esigenze che emergono in una società che sta invecchiando, ha elaborato un progetto specifico denominato “Una città a misura di anziano”.
“L’idea è nata in seguito a un bando emanato da Caritas italiana con la Fondazione Compagnia di San Paolo. Caritas Fossano ha partecipato con un progetto che è stato approvato e totalmente finanziato con 60 mila euro” spiega Nino Mana, direttore della Caritas diocesana. “A parte coloro che già assiste, la Caritas finora non aveva un progetto specifico, espressamente rivolto agli anziani. Per ora ci concentriamo su un ambito specifico, quello del centro storico, per vedere se il progetto funziona e poi, eventualmente, replicarlo in altre zone del territorio diocesano”.
Il progetto avrà una durata complessiva di dieci mesi, la prima fase viene avviata nel mese di gennaio: si parte con un’indagine conoscitiva della situazione (con particolare riferimento a bisogni, esigenze, fragilità...) di 200 anziani, scelti tra i circa 800 (al netto di quanti sono ospitati al “Craveri-Oggero”) che vivono nei due quartieri del centro storico (Piazza e Vecchio).

“Il criterio ispiratore è: una comunità che si fa carico dei propri anziani perché possano continuare a vivere nel contesto domestico in cui hanno trascorso la propria vita, al di fuori della Casa di riposo - prosegue Mana -. Il progetto coinvolge alcune figure professionali: un operatore sociale, uno psicologo, operatori plurifamiliari che agiscono come supporto per le necessità quotidiane (accompagnamento nelle visite mediche, fare la spesa, pulizia domestica, ecc.); naturalmente, viene condotto in stretta collaborazione con i soggetti istituzionali che già operano sul territorio, innanzitutto i servizi sociali del Monviso Solidale e, in parte, l’Asl. Poi stiamo interloquendo con altri organismi del privato sociale che lavorano con gli anziani, come Fondazione NoiAltri, che ha un progetto analogo sulla città, del volontariato, come lo Svaf... per sviluppare forme di collaborazione ed evitare sovrapposizioni”. Sono inoltre previste attività varie di socializzazione “perché gli anziani continuino ad essere protagonisti attivi di relazioni sociali finché sono autonomi. A tal scopo metteremo a disposizione alcuni locali ricavati dall’appartamento di don Felice Favole, accanto al Centro d’ascolto di via Boetti”.