I ragazzi hanno bisogno di aiuto

Giovani Solitudine

Alcuni fatti di cronaca locale e nazionale dei giorni scorsi hanno spinto la redazione del nostro giornale a interrogarsi su luci e ombre del mondo giovanile.
Gli ultimi due anni hanno inevitabilmente segnato tutti, di tutte le età tra chi ha perso il lavoro, anziani lontani dai familiari nelle case di riposo, lutti e strascichi di una malattia insidiosa che sta rivelando i suoi effetti anche a lungo termine.
Nel quadro della nostra società ci sono anche i giovani, spesso difficili da ascoltare nella cronica frattura intergenerazionale che li spinge ad autoaffermarsi anche passando attraverso l’allontanamento dal “mondo degli adulti”.
Se, però, fino a due anni fa i giovani erano sotto le lenti della famiglia e della scuola e avevano luoghi di ritrovo e consuetudini, riti di passaggio e, perché no, errori da commettere, dallo scoppio della pandemia sono saltati gli equilibri e se due anni possono sembrare relativamente brevi nell’economia di una vita intera, sono il tempo sufficiente per passare dalla protezione dell’infanzia alle responsabilità dell’età adulta per chi è adolescente.
Cosa spinge, dunque, un ragazzo all’autolesionismo, a un atto vandalico, a una reazione violenta? E, soprattutto, cosa è cambiato negli ultimi due anni? Cerchiamo di parlarne con chi è quotidianamente a contatto con i giovani: educatori, psichiatri, psicologi, formatori, istituzioni e cercheremo di dare voce anche ai ragazzi stessi senza la presunzione di dare delle risposte, ma con il desiderio di aprire al confronto.
Seguiteci su queste pagine, che ospitano anche le prime due interviste di approfondimento: la prima con la psichiatra Erika Paradiso, la seconda con i responsabili dell'Istituto Salesiano di Fossano.