Ora è italo-australiano. Doppio passaporto, perché né l’Italia né l’Australia “vogliono l’esclusiva”. Lui è Gionatha Cravero, fossanese classe 1982, volato a Sidney nel 2016 e pochi giorni fa protagonista alla cerimonia di conferimento della cittadinanza, nella città della Opera House. “Ho avuto questa opportunità e l’ho colta”, ci racconta. In realtà la prima vera opportunità l’ha colta nel 2015. Gionatha lavorava a Milano per una multinazionale giapponese nel settore finance. Nel curriculum una laurea e un master in finanza aziendale. “Sulla mail aziendale ricevevamo l’elenco delle posizioni aperte nelle altre sedi e un giorno è arrivata quella di Sidney - spiega Cravero -. Mi sono detto ‘ma tanto figurati se prendono me’ e ho inviato la mia candidatura”. La settimana dopo il fossanese era su un aereo diretto a Sidney: colloquio superato. “A quel punto la palla era in mano a me. Eravamo a pochi giorni da Natale e avrei dovuto trasferirmi ad aprile. Dovevo decidere se accettare o meno e non è stato semplicissimo perché, insomma, l’Australia è davvero in capo al mondo. Non conoscevo nessuno e dovevo mollare tutto”. Alla fine l’ha fatto.
L’arrivo nel nuovo continente, merito del contratto in tasca come finance manager, è stato abbastanza semplice, “avevo già una sistemazione a disposizione per un po’ di tempo, documenti e il necessario per dovermi preoccupare solo del lavoro”. Nulla a che fare con chi decide di trascorrere un anno lì a raccogliere la frutta, “esperienza sicuramente intensa e utilissima, che consiglio a tutti” ma che garantisce un’accoglienza diversa. Dal punto di vista umano, invece, il primo anno e mezzo è stato più impegnativo, perché quando “arrivi senza conoscere nessuno parti da zero per tessere rapporti extra lavorativi. Ma ora sono contento perché ho un bel giro di amicizie. Ci sono anche alcuni italiani con cui, ad esempio, ci siamo ritrovati a vedere il festival di Sanremo”. In Australia, e ancor di più in una città come Sidney che ha 6 milioni di abitanti, il melting pot è all’ordine del giorno. Gli australiani “veri” sono gli aborigeni e, in proporzione, sono pochissimi. Una cosa che “ti chiedono spesso qui, è il tuo background”, quali sono le tue radici. Ci sono anche molti italiani già di seconda o terza generazione che spesso parlano in “siciliano o calabrese ma non sanno l’italiano - ride Cravero -. Nel mio ufficio io sono l’unico italiano, ci sono inglesi, un turco e altre nazionalità”.
Rispetto all’Europa, e all’Italia in particolare, lì mancano la storia, l’arte, l’architettura. “Le città sono abbastanza anonime e hanno meno carattere di quelle europee. Quello che vedi a venti minuti di auto è la stessa cosa che vedi se fai due ore di auto, non c’è molta varietà - ci spiega Gionatha -. Però qui la qualità di vita e il lifestyle sono molto alti. Sidney è una città di 6 milioni di abitanti e i ritmi sono intensi comunque. Hai una vita da città, ma in 15 minuti sei al mare. A me piace fare kayak. Una cosa bella dell’Australia è che sono riusciti a creare una buona convivenza con persone che arrivano. Inoltre in generale qui c’è un po’ meno la tensione del ‘come arrivo a fine mese’, qualsiasi impiego tu abbia. Sicuramente questo, poi, è uno Stato che funziona: se hai bisogno di qualcosa lo ottieni in fretta, nulla a che fare con la burocrazia italiana. Il sistema sanitario non è il migliore, ma ti offre un buono standard”.
La carriera di Cravero è continuata ed ora è il responsabile dell’area finanza per Australia e Nuova Zelanda per la multinazionale. E la cittadinanza come è arrivata? “Io sono arrivato con un visto ‘facile’ che prevede alcuni step prima di ottenerla, ma è un percorso semplice se hai determinati requisiti. In ogni caso prima diventi ‘permanent resident’, poi puoi fare richiesta”. Serve superare un esame per verificare il livello di conoscenza dell’inglese, ma richiedono anche la storia australiana, “che sono circa 200 anni, nulla a che fare con la nostra”, alcune cose sulla costituzione e sulla geografia del continente, “le 3 bandiere australiane e le feste nazionali. Insomma, un po’ di cultura locale. Ad esempio anche qui celebrano il 25 aprile, non è la Liberazione, ma la commemorazione dei caduti. Perché comunque anche l’Australia ha partecipato al conflitto mondiale”. Anche se la richiesta di cittadinanza viene approvata non si è ufficialmente australiani fino alla cerimonia, “per me è passato quasi un anno. A consegnarci la pergamena è stata il sindaco di Sidney, una donna veramente in gamba che è in carica dal 2004. Eravamo circa 150 di almeno 40 nazionalità diverse”.
Ora che è italo-australiano Cravero si fermerà a Sidney? “Non lo so. Ammetto che la lontananza da casa e dalla famiglia ogni tanto si fa sentire: ci sono 24 ore solo di viaggio per arrivare”. Per ora ha iniziato un nuovo master “global”, che lo porterà ogni due o tre mesi a frequentare lezioni intensive sempre in posti diversi. In primavera l’appuntamento è in Europa e “ne approfitterò anche per venire a Fossano a Pasqua. Questo master mi consentirà di scoprire nuove città. Chissà che non scelga poi di trasferirmi di nuovo e magari di prendere una terza cittadinanza”.
Gionatha, da fossanese a italo-australiano
A Sidney dal 2016, ha ottenuto la doppia cittadinanza