Partire dall’ascolto

Ascoltare prima di parlare. Leggere prima di commentare. Documentarsi prima di giudicare. Parole che dovremmo ripeterci come un mantra e far diventare il nostro modo di essere e di agire. Non soltanto chi si occupa di informazione, ma in generale tutti noi che, oggi più di ieri, attraverso smartphone e altri mezzi, siamo sempre più interconnessi e le nostre parole possono diventare strumento di informazione, formazione, ma anche distruzione e disinformazione. Lo ha ripetuto anche Papa Francesco domenica riprendendo il messaggio per la Giornata mondiale per le Comunicazioni sociali. L’accento è sull’ascolto. Che è anche alla base delle relazioni. Che è segno di apertura all’altro, anche quando le posizioni sono diametralmente opposte. Ciò che vediamo in tv, sulla scena politica, ma anche nei nostri rapporti interpersonali spesso va in tutt’altra direzione. Così l’ascolto diventa soltanto un attimo di silenzio in attesa che l’interlocutore finisca di parlare (o prenda fiato) per poter attaccare con le nostre sentenze e i nostri giudizi che, senza un vero ascolto, sono spesso pregiudizi. Ascoltare non significa non avere un’opinione, non prendere posizione, essere in balìa degli altri. È tendere la mano e mettersi in discussione per capire che la realtà è più complessa di come immaginiamo o vorremmo immaginare. L’ascolto è qualcosa che deve diventare dialogo e ovviamente si fa in due. Non sempre è facile, non è automatico. Ma ascoltare è già fare un primo passo.