Una moltitudine che ci stimola e provoca

È l'ultima puntata della rubrica

Santita Porta Accanto

Secondo la saggezza popolare “un bel gioco dura poco”. Su tal concetto concordiamo in pieno, convinti come siamo che la moderazione, oggi carente ad ogni livello, sia pur sempre una virtù. Ancor più per una rubrica “seria” e per niente giocosa come questa. L’intento dichiarato agli inizi era di «dare spazio alla “classe media della santità” locale», con ciò pensando di essere in linea con i suggerimenti di papa Francesco contenuti nella sua “Gaudete et Exsultate”. Pessimisti (o realisti?) come sempre, all'epoca (si era a gennaio 2019) prevedevamo, in base al materiale già a disposizione o in prossimo arrivo da alcuni amici, che la rubrica si sarebbe esaurita in pochi mesi. Ci sbagliavamo, e ora ne siamo felici, continuando anzi ad aver la sensazione di non essere riusciti ad ultimare la nostra ricerca e di aver dimenticato o trascurato figure e testimonianze altrettanto significative (ne sono prova le tre ultime puntate, dedicate ai "santi rimasti in panchina").

Un viaggio è incompiuto se ci si ferma a mezza strada o prima del punto stabilito, diceva Seneca, e a rigor di logica altrettanto non si potrebbe dire per questa rubrica. Forse perché un punto stabilito mai l'ha avuto, ma soprattutto per aver potuto proseguire ben oltre il dovuto e lo sperato da noi stessi, principalmente grazie alla collaborazione dei lettori. Infatti, se in debito, questa rubrica tale si sente proprio verso di essi, che per assicurarne la prosecuzione hanno rispolverato volti, nomi, foto e ricordi, garantendo in tal modo quasi tre anni di puntate, con la trattazione di ben settantun figure, portatrici di quegli stimolanti «segni di santità che il Signore ci presenta attraverso i più umili membri del nostro popolo», come ancora suggerisce il Papa nella sua sopracitata Esortazione.

Scendendo più nel dettaglio, possiamo evidenziare innanzitutto che 24 su 71 sono i laici trattati, 13 dei quali provenienti da quell’eccezionale scuola di santità che è stata l'Azione cattolica. Seguono a ruota i sacerdoti diocesani, che sono 20, tra cui annoveriamo un beato (Oddino Barotti) e un servo di Dio (don Stefano Gerbaudo). Scendendo nella graduatoria, la rubrica ha presentato 17 religiosi: oltre ad un novizio, assoluta parità tra sacerdoti e suore, otto per parte, con un leggero "vantaggio" dei primi sulle seconde, potendo questi annoverare ben due beati (Bartolomeo da Cervere e Giacomo Alberione) e un venerabile (Padre Benigno Dalmazzo), mentre le suore hanno “solo” una venerabile (Suor Plautilla Cavallo) e una Serva di Dio. Si è fermato a cinque il numero dei vescovi presi in considerazione (tra cui il beato Ancina), mentre quattro sono le laiche consacrate, tutte appartenenti alle Cenacoline-Missionarie diocesane, che nei loro quasi 80 anni di vita si sono rivelate un invidiabile vivaio di santità. Completa il nostro quadro la figura di un chierico (Silverio Merlo).

A lavoro pressoché ultimato, gettiamo un ultimo sguardo al puzzle che si è andato componendo, le cui tessere sono costituite da volti e nomi di una santità locale assolutamente accessibile a tutti, a volte maturata "a grappolo", spesso con vicendevoli intrecci spirituali, altre volte in forma solitaria e del tutto anomala rispetto ai tempi e ai luoghi di fioritura, in base all’inesauribile fantasia dello Spirito, che a volte sembra divertirsi con i suoi doni, “distribuendoli a ciascuno come vuole”. La prima sensazione che ne scaturisce è una viva riconoscenza al Signore per questa inaspettata ricchezza della nostra diocesi e, insieme, un più che giustificato orgoglio di appartenere ad una terra che è stata e continua ad essere “madre di santi”. Perché, per dirla con la beata Sandra Sabattini "oggi c’è inflazione di buoni cristiani, mentre il mondo ha bisogno di santi": che ci sono stati e ancora ci sono, ma di cui a volte non ci accorgiamo, finendo così per ignorare, non riconoscere o trascurare i germi di santità che a piene mani il buon Dio semina anche attorno a noi e che si possono scorgere ovunque, magari semplicemente sbirciando dalla “porta accanto”. «Anche noi, dunque, circondati da tale moltitudine di testimoni, (…) corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti, tenendo fisso lo sguardo su Gesù…», possiamo allora concludere con l'autore della Lettera agli Ebrei. Tuttavia, e lo diciamo sottovoce, se nel cammino fatto su queste colonne dal 2019 ad oggi ci siamo imbattuti in testimonianze di vita che hanno solleticato in noi una sana emulazione, lasciamoci pure provocare fino in fondo, ricordando, come diceva San Francesco di Sales, che «fra il Vangelo e le vite dei santi, non passa maggior differenza che fra la musica scritta e una musica cantata».