Contagiati dal rosa

Lo sport unisce. È in grado di mettere insieme persone di età differenti, di diversa provenienza, con idee diverse, che per un giorno, per un attimo, per il tempo di una gara, stanno fianco a fianco, uniti appunto.

Lo sport unisce. È in grado di mettere insieme persone di età differenti, di diversa provenienza, con idee diverse, che per un giorno, per un attimo, per il tempo di una gara, stanno fianco a fianco, uniti appunto. Tante storie diverse, tanti cuori che ad un certo punto si trovano a battere all’unisono. Lo sport unisce, ma divide anche, con la sana e naturale contrapposizione tra chi tifa una squadra e chi ne tifa un’altra, tra chi segue un atleta piuttosto che un altro. C’è dibattito, c’è confronto, si scherza. Fa parte del gioco.
E poi ci sono anche le derive che poco hanno a che fare con il gioco, quelle che partendo dallo sport o avendolo come pretesto sono invece altro. Si arriva alla violenza negli stadi, si cerca una scorciatoia chimica per superare il limite senza fare affidamento sulle proprie forze. Un aspetto che non dobbiamo tacere, ma che ci piace pensare non sia sport. Sia appunto altra cosa anche se spesso, troppo spesso, lo inquina e lo contamina.
Lo sport, se poi si tratta di un evento come il Giro d’Italia che venerdì invaderà la città di Fossano, fa anche bene a chi lo osserva da spettatore.  A coloro che per tutto l’anno vedono la bici come un mezzo di trasporto della domenica, ma che si appassionano alla corsa rosa e alla carica di energia che porta con sé. In un paese che ha come divinità sportiva il calcio e fa fatica a vedere altre discipline, il Giro d’Italia non solo rappresenta una delle poche eccezioni all’egemonia del pallone, ma è anche un momento di festa per sentirsi tutti un po’ più italiani. Ne abbiamo bisogno in questi momenti difficili e di crisi.
Certo la grande macchina del Giro, con la sua carovana festante, i colori, le bandierine e i palloncini, non risolve i problemi della nostra Italia o della nostra Fossano che si trova a fare i conti con la mancanza di lavoro, con le bollette da pagare, con i tanti piccoli e grandi dolori da digerire. Come ogni momento di festa, non deve essere solo evasione, una pausa, ma occasione per stare insieme e ritrovare un po’ di quell’unità senza la quale tutto è più difficile. Ad ogni livello.
E poi il Giro è davvero il momento in cui l’Italia intera si trasforma in una grande piazza di paese. Rumorosa, colorata, genuina. Ci fa andare fieri della nostra città, ce ne fa scoprire altre, attraverso le immagini televisive, ci aiuta a ricordare quanto è bella la nostra Italia e quanto andrebbe ancor più valorizzata e amata.
Prediche a parte, è arrivato il momento. Il rosa è il colore dominante per le nostre strade e sta contagiando tutti. Godiamoci il Giro, come momento di festa, come attimo di evasione. E magari anche come piccolo intervallo in queste settimane di infuocato clima elettorale. Quello non è un gioco ed è bene che la differenza si veda.

Speciale Giro d'Italia su La Fedeltà di mercoledì 21 maggio 2014.