Guido Vidal França Schäffer

Testimoni del Risorto 10.10.2018

Se è vero, come diceva Giovanni Paolo II°, che abbiamo bisogno di santi in jeans, questo fa veramente al caso nostro. Lo chiamano “il santo surfista” oppure “l’angelo del  surf”. Per il brasiliano Guido
Vidal
França
Schäffer, 34 anni, il cammino verso la beatificazione è iniziato appena cinque anni dopo la morte, sull’onda (è proprio il caso di dirlo) di eventi prodigiosi e di una fama di santità che, dopo già averlo circondato in vita, è cresciuta poi in modo esponenziale. Nato nel 1974, eredita dal padre medico la passione per la medicina, laureandosi a pieni voti nel 1998.  Sorridente e simpatico, è un giovane che ama le feste ed a cui piace scherzare; usa vestiti firmati, ascolta i Pearl Jam e i Metallica, frequenta la palestra e balla in discoteca: insomma, una persona normale, allegra, che può contare anche su una vasta cerchia di amicizie femminili se non di vere e proprie ammiratrici, grazie al suo fisico atletico. Nel futuro di Guido c’è dunque una carriera medica di successo, verso la quale è ben avviato, e anche il matrimonio con la ragazza dei suoi sogni, con cui  è ufficialmente fidanzato e con la quale forma una splendida coppia, impegnata anche sul versante ecclesiale. A sconvolgere un avvenire da sogno e una vita fin troppo tranquilla, una semplice frase biblica dal libro di Tobia, colta al volo durante un ritiro spirituale. “Non distogliere lo sguardo da ogni povero e Dio non distoglierà da te il suo”, cui Guido aggiunge: Gesù, aiutami a curare i poveri”. Detto fatto: nell’arco di una settimana viene in contatto con le Suore di Madre Teresa di Calcutta e da loro impara a prendersi cura dei più poveri tra i poveri. Dopo averli raccattati per le strade e in mezzo all’immondizia, mentre li pulisce, li cura e li fascia, guardandoli negli occhi impara soprattutto ad amarli, capirli e consolarli. Guido, che, prima con i genitori e poi con la sua ragazza, organizza gruppi di preghiera, ha una vita cristiana impegnata ed è convinto già di amare Dio e di spendersi abbastanza per Lui, proprio dai poveri viene “convertito” ad una vita di totale donazione. Abbandona il suo lavoro retribuito in clinica per affiancare le suore a tempo pieno nel curare gratuitamente i poveri; lascia anche la fidanzata, perché in cuore gli sta nascendo la vocazione al sacerdozio e pensa, con questo, di servire l’uomo nella sua interezza. Le testimonianze, infatti, concordano nell’affermare che Guido cura i corpi “unicamente preoccupato di salvare le anime”. La sua memoria prodigiosa gli consente di pregare durante le medicazioni con interi brani di Sacra Scrittura che ha stampati in mente, invitando i suoi pazienti a recitarli insieme a lui. La sua eccezionale capacità comunicativa gli permette di buttarsi a capofitto nella Pastorale della Salute, evangelizzando i poveri e commentando la Parola di Dio con una forza che trascina e che conquista. Ed è proprio durante questi momenti di annuncio e testimonianza che si registrano conversioni, guarigioni interiori e anche fisiche, come segno del completo rinnovamento, anche esteriore, della persona che la sua predicazione riesce ad ottenere. Dopo gli studi di Filosofia e avviati quelli di Teologia, Guido inizia nel 2008 il biennio di vita comune nel seminario di Rio, in vista di una sempre più prossima ordinazione sacerdotale. Due cose non gli sembrano assolutamente incompatibili con il sacerdozio: l’assistenza e la cura dei poveri, innanzitutto, che spera di continuare anche da sacerdote nella stessa casa; in secondo luogo il surf, che gli permette di avvicinare tanti giovani sulla spiaggia, parlare loro di Dio, raccoglierli in un minuto di preghiera prima di cavalcare con loro le onde. “Se Dio me lo concede, vorrei morire in mare, dove ho sentito la Sua voce parlarmi attraverso la Natura”, lo sentono dire più di una volta: un desiderio che si realizza il 1° maggio 2009 per una banale caduta dalla tavola da surf, una contusione alla testa che gli fa perdere i sensi, cui fa seguito la morte per annegamento. Un sacerdote in meno, ma, forse, tra breve un santo in più: il “surfista santo”, appunto.