“Di fronte ad una cultura che sembra essere assuefatta alla guerra, a un aumento incontrollato delle armi e a un sistema economico che beneficia della corsa agli armamenti, occorre riprendere il dialogo tra Chiesa e mondo attraverso cammini educativi che offrano alternative alle logiche ora dominanti”. La pace – da invocare, da costruire, da promuovere – è stata il leitmotiv della sessione primaverile del Consiglio episcopale permanente che si è svolta a Roma, dal 18 al 20 marzo, sotto la guida del Presidente, il cardinale Matteo Zuppi.
“Facendo nostro questo impegno - scrive la Commissione Giustizia e Pace della diocesi di Cuneo-Fossano - riteniamo importante nelle nostre comunità appoggiare questa iniziativa concreta della società civile per chiedere al Parlamento di non oscurare i meccanismi di autorizzazione e controllo sull’esportazione di armamenti previsti dalla legge 185 del 1990 e invitiamo i cittadini a sottoscriverla”.
A seguito dell’approvazione dell’Aula del Senato avvenuta a fine febbraio, sarà a breve in discussione alla Camera dei Deputati il Disegno di Legge 855 di iniziativa governativa che modifica, peggiorandola in maniera rilevante, questa normativa. La Rete italiana Pace e Disarmo (insieme a decine di organizzazioni della società civile riunite nel coordinamento “Basta favori ai mercanti di armi”) ha seguito tutto l’iter parlamentare esprimendo fin dall’inizio preoccupazione per le modalità con cui si stava modificando la legge ed evidenziando già da anni l’intenzione di indebolire il controllo sulle vendite all’estero di armi esplicitata da alcuni gruppi di potere e pressione legati all’industria militare.
“La nostra Rete - si legge in un comunicato - è dunque intervenuta nel dibattito al Senato con considerazioni e proposte che sono entrate nel merito del testo del Ddl 855, ma che – nonostante l’attenzione della Commissione Esteri e Difesa del Senato e di alcune forze politiche – sono state completamente ignorate e rigettate dal Governo. Fino ad arrivare al voto definitivo del Senato, che ha confermato un rifiuto totale del confronto (anche su questioni specifiche in chiaro conflitto con la normativa internazionale che l’Italia ha sottoscritto) segno evidente che l’obiettivo vero della modifica della Legge 185/90 è solo quello di favorire affari armati potenzialmente pericolosi e dagli impatti altamente negativi”.
La 185/90 è una norma innovativa che il Parlamento ha approvato nel 1990 dopo una grande campagna di mobilitazione della società civile, inserendo per la prima volta dei criteri non economici nella valutazione di autorizzazione delle vendite estere di armi italiane.
“Sebbene nel corso degli anni - prosegue il comunicato - anche una legge che prevede il divieto di invio di armi verso Paesi in conflitto, che spendono troppo per gli eserciti, in cui ci siano gravi violazioni dei diritti umani, non sia stata in grado di fermare esportazioni di sistemi militari con impatti negativi, è indubbio il grande ruolo di trasparenza che essa ha avuto. Permettendo a Parlamento e società civile di conoscere i dettagli di un mercato spesso altamente opaco”.
Ora questa possibilità di trasparenza è messa in pericolo a causa di decisioni che vogliono rendere sempre più liberalizzata la vendita di armi.
La Rete Pace Disarmo, insieme a tutta la società civile che non vuole rassegnarsi al fatto che sia solo il profitto di pochi a dover guidare le scelte sull’export di armi (che ha invece importanti ripercussioni sulla politica estera e sui diritti umani), ha dunque lanciato una mobilitazione per fermare lo svuotamento della Legge 185/90 e al contrario chiedere un maggiore controllo sull’export di armi. Per informazioni e per sottoscrivere la petizione “Fermiamo insieme gli affari armati irresponsabili che alimentano guerra e insicurezza” vai sul sito web retepacedisarmo.org